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Casa Bianca, quanti inconvenienti nei traslochi

Gustosi aneddoti degli addi: nel 1853 Franklin Pierce la prima notte alla Casa Bianca si accorse che la servitù se n’era andata senza avergli preparato il letto. La first lady Julia Grant nel 1877 volle cucinare fino alla fine. Nancy Reagan nel 1989 camminava nervosamente nei corridoi per non dimenticare nulla

Casa Bianca, quanti inconvenienti nei traslochi

Washington - Letti sfatti da preparare, un pigiama perduto, una first lady decisa a spignattare ai fornelli fino all’ultimo: curiosità e inconvenienti della transizione da un presidente all’altro, soprattutto al momento della consegna delle chiavi, sono stati raccolti dallo storico americano Carl Sferrazza Anthony nel libro "Americas First Families".

Nel 1853 Franklin Pierce, 14° presidente Usa, non ricevette un’accoglienza particolarmente calorosa: giunto nei suoi appartamenti, la prima notte alla Casa Bianca, si accorse che la servitù se n’era andata senza avergli preparato il letto. Pierce dovette vagare per i corridoi con la candela in mano per trovare un posto in cui dormire.

Talvolta i disguidi sono stati causati dai presidenti stessi o dalle loro mogli. È il caso della First Lady uscente nel 1877, Julia Grant, che era così legata alla Casa Bianca da volere a tutti i costi svolgere le mansioni di padrona di casa fino all’ultimo giorno. Al loro arrivo, il presidente Rutherford Hayes e famiglia la trovarono impegnata a preparare la cena, ma infine riuscirono a convincerla con le buone ad andarsene.

Un caso quasi analogo avvenne un secolo più tardi, nel 1989, quando la First lady Nancy Reagan camminava nervosamente per casa per assicurarsi di non lasciare nulla. Alla fine, la sua assistente Elaine Crispen, per convincerla ad abbandonare la dimora presidenziale dove aveva abitato otto anni, le disse: "Se dimentica qualcosa, sanno dove spedirglielo".

Nel 1913, la prima notte da presidente di Woodrow Wilson fu segnata dalla sparizione del pigiama. Furono svuotate tutte le valige, ma la ricerca non diede i frutti sperati. L’insediamento di Gerald Ford nel 1974 fu organizzato in gran fretta, a causa delle dimissioni di Richard Nixon per lo scandalo Watergate.

Il presidente uscente era stato incastrato da un nastro contenente una conversazione in cui parlava di un tentativo di ostacolare le indagini. Mentre sistemava i suoi effetti personali nei cassetti della Casa Bianca, Ford trovò una scatola contenente alcuni nastri appartenenti proprio a Nixon: si trattava però soltanto della sua collezione musicale. Gli ultimi tre presidenti prima di George W. Bush hanno avviato una tradizione di fogliettini lasciati tra un mandato e l’altro sulla scrivania della Stanza Ovale.

Il primo è stato Reagan, che nel 1989 augurò buona fortuna, scrivendolo su di un pezzo di carta, al suo successore e suo vice-presidente George Bush padre. Lo stesso fece quest’ultimo, quattro anni dopo, per Bill Clinton, il quale a sua volta non solo scrisse un appunto per Bush figlio nel 2001, ma gli lasciò sulla scrivania anche lo stesso foglietto che aveva scritto il padre otto anni prima.

Chissà se Obama martedì troverà gli auguri di Bush.

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