La prima casa-campus per chi chiede asilo in un edificio a Boccea

«Un protocollo all’altezza dei Paesi scandinavi». Parola del sindaco di Roma Walter Veltroni, che oggi, con il ministro dell’Interno Giuliano Amato, ha dato il via libera alla creazione di un centro polifunzionale per gli immigrati richiedenti asilo, i rifugiati e i titolari di protezione umanitaria. Al momento, ad avanzare richiesta d’asilo, sono soprattutto persone che provengono dall’Afghanistan e dal Corno d’Africa (Somalia, Etiopia, Sudan), in fuga dai loro Paesi, perché in guerra. Spesso sono perseguitati per motivi politici o religiosi, vittime di violenze. «È una questione di civiltà accogliere questi rifugiati», ha sottolineato il titolare dell’Interno Amato. La struttura - la prima di questo tipo in Italia - sorgerà in via di Boccea, zona Casalotti, nella periferia ovest della Capitale, in uno stabile preso in affitto dai padri Comboniani e verrà inaugurata ai primi di ottobre. Si tratta di una palazzina a più piani, immersa in un grande parco verde, dove troveranno vitto e alloggio almeno 400 persone, sia singoli, sia nuclei familiari. La «cittadella» è riservata ai rifugiati che sono disoccupati o non ancora economicamente autosufficienti. Oltre all’accoglienza, sono previsti diversi servizi: dall’aiuto nell’apprendimento della lingua, all’assistenza formativa, legale, sanitaria. Il centro sarà dotato anche di laboratori multimediali, sala internet, cinema, teatro, una palestra, alcuni luoghi di culto. Non sono state rese note le cifre che verranno stanziate per finanziare il progetto, che nascerà da una sinergia tra Comune di Roma e Viminale. «Il ministero si farà carico di pagare l’affitto dello stabile, mentre al Comune di Roma spetteranno i servizi», ha spiegato Luca Odevaine, vicecapo di gabinetto del sindaco. «Chiunque ha diritto di trovare in Italia ciò che i padri della mia generazione hanno trovato in Francia o Inghilterra», ha commentato il ministro Amato. E proprio venerdì il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare un decreto legislativo che, recependo una direttiva comunitaria, stabilisce le procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato. Una condizione che non va associata a quella degli immigrati che chiedono il permesso di soggiorno, si è tenuto a sottolineare. Il sindaco Veltroni ha invitato «a non alimentare le paure» degli abitanti della zona che vedranno nascere un centro di accoglienza sotto casa, perché «nessuno al mondo può dire alcun che sul diritto del prossimo alla sopravvivenza».

La risposta alle sue parole arriva a breve giro di boa, da parte del consigliere comunale di An Federico Guidi e da Vincenzo Fratta, consigliere del XXIII municipio: «Non ci sembra una buona idea realizzare questo centro, senza prima averlo concordato né con l’amministrazione municipale, né con gli abitanti della zona, alla faccia del decentramento e della concertazione tanto sbandierata dal sindaco».

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