"Le case erano di Gaucci, lo dirò ai pm"

Antonio Ammente, geometra di fiducia dell’ex patron del Perugia: "Il presidente era generosissimo, per star dietro ai Tulliani ci ha rimesso l’osso del collo. Ma fu lui a vincere al Superenalotto, ai tempi l’ufficio del personale stilava più sistemi che buste paga"

"Le case erano di Gaucci, lo dirò ai pm"

Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica

Roma
- Geometra, arredatore d’interni, ristrutturatore, muratore, designer. Dove c’era una casa dei Gaucci, c’era lui. «Undici anni, giorno e notte, sempre a fianco del dottor Luciano per ogni evenienza, come dire, immobiliare. Una persona meravigliosa che ha fatto del bene a tanti, soprattutto a quella lì…». «Quella lì», inutile dirlo, è l’ex fidanzata di Gaucci, Elisabetta Tulliani, oggi compagna del presidente della Camera, Gianfranco Fini. Chi parla col Giornale, dopo aver fatto presente all’avvocato Sammarco (legale di Gaucci) la disponibilità a dichiarare al magistrato tutto quello che sa sul patrimonio immobiliare dell’ex patron del Perugia, si chiama Antonio Ammente. Un professionista che, dalla mattina alla sera, con l’arrivo dei Tulliani nella vita di Gaucci, s’è ritrovato in mezzo a una strada con la carriera distrutta e una vita da ricostruire. Oggi Antonio fa il vigilantes.

Allora signor Ammente, lei era l’ombra di Gaucci…
«Ero definito “il geometra del presidente”, per moltissimi anni ho avuto la fortuna di lavorare per lui. Curavo tutte le proprietà, svolgevo interventi di manutenzione, facevo ristrutturazioni di interni, partecipavo ai sopralluoghi. Ero in ogni immobile, il primo lavoro che feci fu a casa sua in via Dandolo, quartiere romano di Monteverde vecchio, ristrutturai le stanze dei figli Alessandro e Riccardo quando ancora Luciano stava insieme alla signora Veronica. Lo conobbi per l’appartamento di Rocca di Papa che a lui serviva nel periodo in cui era appassionatissimo di cavalli. Insomma, sono stato accanto al dottore dagli inizi della sua carriera, parliamo di quand’era vicepresidente della Roma, dal 1987 poi ininterrottamente fino al 1999 come dipendente diretto e ancora fino al 2001, quando sono subentrate certe persone…».

Quali persone?
«E quali persone… quelle lì, i Tulliani. Il papà di Elisabetta, soprattutto, ha preso in mano tutto. S’è licenziato dall’Enel, dove lavorava come impiegato, e s’è buttato in prima linea per gestire il patrimonio immobiliare di Gaucci. Era una situazione molto particolare già all’epoca…».

Vivendo fianco a fianco con Gaucci per tanti anni, che idea si è fatto su tutto quel che sta venendo fuori proprio in relazione a questo discusso patrimonio immobiliare?
«Io sono certo che il presidente, che è più che generosissimo, ha effettivamente dato a Elisabetta e alla sua famiglia un qualcosa di molto, molto, molto importante».

Più che generosissimo?
«Sì. Gaucci non era, non è, solo generoso, è unico. Chiunque ha avuto solo la fortuna di essergli vicino alla fine ne ha tratto un vantaggio, anche economico. Lui ti cambiava la vita. Comprava case, terreni, macchine, comprava persino i libri di scuola per i figli dei dipendenti in difficoltà. L’irriconoscenza è una bruttissima cosa».

Gaucci vuole indietro numerosi immobili oggi di proprietà dei Tulliani. Lei sa di quali immobili si parla?
«E certo che lo so. Lo so bene, almeno alcuni di quelli di cui si parla li conosco».

Sono tutti riconducibili a Gaucci?
«E chi lo può dire. Nell’intimo della coppia accadono, e sono accadute, cose particolari. Sicuramente li ha comprati lui. Loro non avevano queste disponibilità economiche, i Tulliani erano una famiglia normalissima, di impiegati».

Un’altra cosa. Lei che era di casa da Gaucci, della nota schedina miliardaria del Superenalotto sa niente?
«So che quella schedina la giocò Luciano Gaucci in via Merulana. Mi ricordo che il ragioniere e l’ufficio personale a quei tempi erano più impegnati a stilare i sistemi del superenalotto che a fare le buste paghe per i dipendenti. Questo posso assicurarlo. Mi ricordo gli impiegati, Marco e Luigi, che non facevano altro al pari di Luciano Balduini, il ragioniere capo».

Torniamo alla sua esperienza con i Tulliani…
«E che vogliamo dire? Che ho perso il lavoro quando si sono materializzati nella vita del dottore? Mi sono dovuto rimboccare le maniche e ho dovuto ricominciare da zero: oggi faccio la guardia giurata, lavoro in un istituto di vigilanza. Rispetto a me, loro avevano un jolly. E se lo sono giocati alla grandissima».

Lei parla così bene di Gaucci ma il Presidente, come lo chiama lei, alla fine l’ha sacrificata senza pensarci due volte.
«Già… le donne. Anche sforzandomi io non ce l’ho fatta ad accettare quella situazione lì. Purtroppo se tu al Presidente gli andavi a di’ “preside’, la situazione è questa…” lui lo capiva benissimo che loro stavano lì per i soldi e che una ragazza di vent’anni con uno di sessanta, boh, però, a me non andava bene. Se prima non sapevo quanti soldi avevo sul conto, adesso il conto langue. Ma a Gaucci sarò eternamente grato e affezionato per quello che ha fatto per me. Non posso dire una parola fuori posto, non mi sarei mai permesso di rubargli un euro, io. L’ho risentito dopo la buriana, quand’era a Santo Domingo. A Natale mi ha sempre fatto avere un regalo, era sconvolto per le mie disavventure professionali. Siamo rimasti amici, grandi amici, nonostante tutto…».

La procura di Perugia ha aperto un’inchiesta sugli immobili Gaucci-Tulliani.
«Ho letto. Nel mio piccolo se dovesse chiamarmi il magistrato non avrei problemi a raccontare tutto quel che so di queste case per esserne stato un testimone diretto. Non so, poi, quel che è successo fra loro. Ma proprio insieme a loro due sono andato a visitare alcuni appartamenti. Se mi dovessero chiedere di chi era all’origine il capitale necessario agli acquisti, beh, per nessuno sarebbe difficile rispondere. Ho visto tutti i terreni a Capranica Prenestina, tutte le proprietà, l’appartamento che ha comprato lì, quello di via Sardegna. Comunque l’unica cosa che a me preme far capire è che il presidente ci ha rimesso l’osso del collo per star dietro a questa gente».

Non era certo obbligato.
«No, l’ha fatto di sua spontanea volontà, è ovvio, mica qualcuno gli ha puntato un fucile alla testa.

Però da qui a dire certe cose, ce ne passa. Io ad esempio, in alcuni casi, da parte del presidente mi son trovato ad avere fra le mani la procura a vendere e acquistare beni. Sarebbe interessante sapere che fine hanno fatto, questi beni».

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