di Filippo Cutrupi
Scaletta Zanclea (Messina) - Non avevamo alternative, e nessuno ci ha mai cacciato». Così, con parole semplici, la famiglia Falconeri racconta la sua storia. Una storia sbagliata, assurda. Una storia che negli ultimi due anni ha avuto per teatro una casetta di Capo Scaletta, uno dei paesini più colpiti dall’alluvione che ha stravolto il Messinese. Una casetta che non avrebbe potuto ospitare nessuno, perché dichiarata inagibile dopo l’alluvione del 2007. Ma in due anni nessuno ha preso provvedimenti; nessuno ha messo in sicurezza la casa, nessuno è andato a dire ai Falconeri e alle tante altre famiglie nelle stesse condizioni che lì non potevano continuare a vivere; che era meglio vivere in una tenda piuttosto che in una casa a rischio crollo. Non è successo niente.
«Avevano dichiarato la nostra casa inagibile – racconta Giovanni, il capofamiglia – ma nessuno è mai venuto a fare i controlli. Più volte ho chiesto spiegazioni al sindaco, che prima ha dichiarato l’inagibilità e poi si è lavato le mani, dicendo che lui soldi o case da darmi non ne aveva. Adesso che la casa è crollata, anche lui ha questo crollo sulla coscienza».
E per parte sua il sindaco di Scaletta Zanclea, Mario Briguglio, è ora impegnatissimo nell’attività più gettonata tra gli amministratori locali; dai municipi ai palazzi della Provincia, fino ai potentissimi palazzi della Regione Sicilia: tutti impegnati nello scaricabarile. Il comune accusa la Provincia, la Provincia la Regione, la Regione il governo e per buon conto anche l’Unione europea. Tutti a parlare di soldi: chi assicura di averli stanziati, chi protesta di non averli ricevuti. L’unica cosa certa è che i lavori di messa in sicurezza che dovevano finanziare non sono mai partiti.
Il sindaco Briguglio, nel suo piccolo, ammette che sapeva; che sarebbe dovuto intervenire; che non lo ha fatto, ma non per colpa sua: i soldi non c’erano davvero, nonostante lui i problemi del territorio li avesse segnalati, in più di un’occasione. Senza ricevere risposte concrete. «Da due anni – racconta il primo cittadino – non faccio altro che denunciare le criticità del nostro territorio. Da quel maledetto 2007, l’anno della prima alluvione scrivo lettere e chiedo risposte, ma nessuno sembra voler ascoltare. Ho mandato richieste di intervento al presidente del consiglio Berlusconi, al governatore della Sicilia Lombardo, al Prefetto di Messina Alecci». Mostra le lettere spedite e che sono rimaste senza risposta. Questo basta a spiegare il perché di tante situazioni critiche del territorio. O almeno dovrebbe bastare, secondo il primo cittadino di Scaletta, che racconta anche altri dettagli: «Ci servivano i finanziamenti per mettere in sicurezza il nostro territorio, ci servivano i soldi per ricostruire dopo l’alluvione del 2007. Ed invece sono arrivati solo pochi spiccioli, che sono bastati appena per pagare le ditte che hanno ripulito il paese dopo l’alluvione. Dei finanziamenti per la tutela del territorio non c’è traccia, nonostante ci fossero i progetti esecutivi della Protezione civile».
Già, la Protezione civile. Anche per lei il sindaco ha parole pesanti. In particolare per il capo, Guido Bertolaso: «Ha parlato di abusivismo edilizio alla base dei crolli. Non voglio entrare in polemica ma ci tengo a precisare che qui non ci sono case costruite sui torrenti e che la costruzione lesionata risulta costruita negli anni ’90 in una zona regolarmente edificabile. Il vero problema stavolta non è stato certo l’abusivismo, ma la furia devastante delle precipitazioni».
Sarà, ma di certo sgomberare le case già dichiarate inagibili era un obbligo. E poi le parole del sindaco di Scaletta arrivano troppo tardi, come tante parole che si stanno spendendo in queste ore.
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