I penitenziari di Milano e di Opera come modelli virtuosi da utilizzare anche in altre realtà italiane. Impegnati con efficacia nellinterpretazione della norma che vede nella pena il recupero del detenuto e non certo la sua punizione o, peggio, la sua afflizione. Come talvolta succede a causa del sovraffollamento o della decadenza delle strutture troppe volte fatiscenti o inadatte ad ospitare i carcerati.
Giornata milanese ieri per il sottosegretario alla Giustizia Maria Elisabetta Alberti Casellati che ha voluto constatare di persona lo stato dei penitenziari milanesi di Opera e di San Vittore.
Al centro della visita del sottosegretario, si sottolinea in una nota ufficiale diffusa dal ministero, «le iniziative dirette al recupero dei detenuti». Ad Opera, una delle più grandi case di reclusione dEuropa, molte sono le attività per il reinserimento sociale dei detenuti: dalla costruzione di violini alla produzione metalmeccanica, alla digitalizzazione di fascicoli, allallestimento di spettacoli teatrali.
Nel carcere di San Vittore, invece, i detenuti lavorano alla realizzazione di articoli di sartoria in collaborazione con altri istituti. «Ho molto apprezzato - le parole del sottosegretario Alberti Casellati - lo spirito di collaborazione tra lamministrazione penitenziaria e le cooperative, le associazioni, i volontari che quotidianamente si impegnano al fianco dei detenuti.
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