Una passione che prende il sopravvento, che ti carica di adrenalina, ma molto difficile da confessare. Un divertimento che può costare caro ma che ha un fascino che non si può descrivere né spiegare. Si può capire solo provando. La proposta, per quanto allo stadio primordiale, finita sul tavolo del Comune, con tanto di studio di fattibilità, è già rimbalzata in giro per l’Italia - tanto da suscitare le «invidie» di Torino, che vorrebbe battere sul tempo il capoluogo lombardo, costruendone uno, grazie alla ghiotta occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia - fa discutere e divide. C’è chi si tappa le orecchie per non sentire il canto ammaliante delle sirene del gioco, chi storce la bocca. Certo è che il dibattito divampa in un lampo.
Arriva da Roma la protesta del senatore del Pdl Alessio Butti: «L’Expo sta diventando una sorta di contenitore assolutamente promiscuo dove ognuno pensa di infilarci il proprio sogno, ma francamente Milano ha esigenze che non si conciliano con una nuova casa da gioco. Innanzitutto occorre una legge dello Stato per aprire nuovi casinò e va da sé che Milano non possa incarnare il ruolo del classico precedente che teoricamente consentirebbe ad almeno altre venti località italiane di poter aprire tavoli verdi, così come si scartano caramelle».
«È una cosa che non mi piace - dice Johnny Dorelli che al casinò di Saint Vincent accompagna la famiglia - perché attira un sacco di gente. Non approvo l’idea che un ragazzino, appena compie 18 anni, possa entrare in questi posti».
«Milano per vocazione attira un sacco di balordi, il casinò ne porterebbe di nuovi. Sì sono stato in quello di Montecarlo perché mi interessava l’architettura dell’edificio, dei primi del Novecento, e devo dire che è molto bello. Ma la nostra città è già piena di balordi, perché portarne degli altri?».
Facile parlarne, se si è contro, meno se si è giocatori. Il direttore del Tg4, Emilio Fede, dribbla la domanda: «Sul casinò non commento». Lo stesso «no comment» arriva da Pupo, che si trincera dentro le mura dello studio. Forse al solo pensiero di un tavolo verde comincia a salire la voglia...
Insomma il Casinò spaventa, fa paura... anche all’Unione del commercio: «Un casinò non rientra, dal punto di vista etico nei temi dell’Expo - replica dall’Unione del Commercio Giorgio Montingelli - non lo vedo bene, nel senso che non rientra nel tipo di sviluppo che si è immaginato per l’Esposizione universale del 2015. Milano ha tante risorse, forse, non ha bisogno di attirare turisti con il gioco d’azzardo».
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