Meglio «Un giorno da pecora» o una vita da enfant prodige della politica? Questo linterrogativo che si sono posti gli ascoltatori dellomonima trasmissione radiofonica in onda su Radio2, che ieri ha avuto ospite il leader dellUdc Pier Ferdinando Casini.
Un Casini che ha preferito i panni del lupo a quelli dellagnellino o della pecora e ha lanciato strali su Silvio Berlusconi: «Non si è accorto che non gli dobbiamo niente, io sono parlamentare dal 1983, molto prima della sua discesa in campo». Proprio vero che la riconoscenza non è cosa umana, dato che al contempo Casini dimentica come la sua nomina a presidente della Camera nel 2001 sia avvenuta in virtù dellalleanza con la Cdl.
Eppure, lultimo erede della Dc proprio non può vedere il Cavaliere. Solo su una cosa lo apprezza: «Le cravatte. Le sue tinte a pois, invariate dal 94, sono meglio di quelle fantasia che sceglie Fini». Fini con cui comunque Casini ha negato di aver avuto alcun colloquio o confronto. Le sue parole caustiche, però, hanno fatto discutere. Tanto che il ministro ai Beni culturali Sandro Bondi le ha definite «giudizi troppo trancianti e poco meditati su un politico del cui consenso ha beneficiato per anni la stessa Udc».
Ma Casini, nel suo giorno da pecora, è stato un fiume in piena e si è anche lanciato in una (scherzosa?) perorazione della causa di Afef Jnifen, la signora Tronchetti Provera: «La candiderei alle prossime elezioni: è una donna intelligente, conosce le cose, perché non dovrebbe presentarsi?», ha incalzato Pierfurbi.
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