Casini scarica Fini e aspetta offerte del Cavaliere

Il leader dell'Udc: "Berlusconi ora ha il dovere di governare da solo, o si va a elezioni". Ma punta sulla crisi pilotata. A microfoni spenti gli uomini dell'Udc criticano Fini: "Ha sbagliato a puntare su una sconfitta nei numeri che non poteva esserci"

Casini scarica Fini e aspetta offerte del Cavaliere

Roma - Hanno praticamente mollato Gianfranco Fini, ma per il momento non abbracciano Silvio Berlusconi. L’Udc, in un solo giorno, ha incassato due risultati. La sconfitta del leader di Futuro e libertà - che ufficialmente è un alleato, ma occupa uno spazio che Pier Ferdinando Casini vuole tutto per sé. Poi ha ottenuto l’attenzione del premier che volevano sfiduciare, che li ha invitati a entrare nel governo. Invito che è stato, per ora, respinto, ma che tenta lo scudo crociato.

A microfoni spenti, subito dopo il voto, le critiche al Presidente della Camera: «Fini ha sbagliato a puntare su una sconfitta nei numeri, che non poteva esserci», commentavano esponenti Udc. Per lanciare l’altolà a Berlusconi, Casini ha invece scelto l’ufficialità di una conferenza stampa. «Abbiamo chiesto a Berlusconi di dimettersi prima o dopo il voto alla Camera. Ha ritenuto di non ascoltare. Peraltro ha ottenuto la fiducia che voleva per tre voti e ora ha solo il dovere di governare». Se non ce la farà - ha aggiunto il leader centrista - «si è lasciata aperta solo una strada: costringere irresponsabilmente il Paese alle elezioni». In quel caso, l’Udc presenterà liste autonome e «una proposta di governo alternativa al Pd e al Pdl».

Una posizione apparentemente netta, ma che non esclude nulla. Nemmeno che, tra qualche tempo, ci sia la crisi pilotata evocata da Berlusconi e quindi un nuovo governo. Per l’Udc sarebbe una vittoria perché comporterebbe le dimissioni del premier, anche se temporanee. Un punto fermo dei centristi. Ci sarebbe poi da soddisfare la richiesta Udc di un governo di «responsabilità nazionale», formula che comporta anche l’inclusione del Pd. Ma se Berlusconi si appellasse a tutte le forze politiche - questa la valutazione dei centristi - «verosimilmente risponderemmo solo noi». Unici tra gli oppositori con i quali il Pdl non abbia rotto i ponti. I punti di contatto tra centristi e il partito di maggioranza non sono pochi. Se, come ipotizzato dal premier, un nuovo governo mettesse nel programma qualcosa di simile al quoziente familiare difficilmente potrebbero dire di no. Un richiamo ancora più forte è quello dell’agenda bioetica.

E non è un caso che dentro l’Udc le pressioni più forti su Casini affinché appoggi il governo vengono dai cattolici sensibili a questi temi, in particolare da Paola Binetti. Una pattuglia vicina al Vaticano che potrebbe anche scegliere di andare per conto proprio, in sostegno del governo, se Casini dovesse irrigidirsi.
Differenze sempre più marcate, invece, con Fli. Anche di stile. Gli interventi in Aula di Casini e quello di Italo Bocchino sono stati radicalmente diversi.

E l’Udc non ha esitato a difendere la ex Fli Polidori dagli attacchi dei finiani. Lo stesso Casini ieri, non sembrava un leader che ha perso una voto. E un momento «confuso e triste», spiegava ai giornalisti. Per la bocciatura della mozione di sfiducia? No, «per gli scontri avvenuti a Roma».

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