Con il volo dai banchi del Pdl a quelli dell’Udc, dopo diciassette anni di sfegatata militanza berlusconiana, la Carlucci sfida i suoi già temibili record da stunt woman provetta. Quei picchi della sua carriera artistica, raggiunti in una Buona domenica dove la bionda conduttrice si esibiva in numeri da Circo Orfei: lanciarsi nel vuoto legata a un elastico, scendere da un palazzo passando dall’esterno, scagliarsi con una macchina contro un’altra messa in verticale, facendola saltare come un birillo (il cosiddetto car bowling), farsi trascinare da un’auto in corsa (con svenimento finale), cavalcare in groppa a François, un toro d’Aquitania di 900 chili (cadde procurandosi una contusione e uno stiramento).
«Voglio sfogare la mia adrenalina», disse la Carlucci per spiegare come mai rischiasse la pelle ad ogni puntata. In realtà il motivo era la sfida di share con Giucas Casella che a Domenica in, contemporaneamente alla berlusconiana volante, camminava sui carboni ardenti o addormentava la gente. «Gabriella, schianto riuscito» titolò il Corriere. Con lei esultante: «Sono la prima donna in Europa!».
Perfetta icona del vitalismo berlusconiano («Ha un entusiasmo contagioso» dice il secondo marito Marco Catelli), scattante come un puma ancora a cinquantadue anni, figura minore ma decennale (da Portobello a Melaverde) della tv leggera, donna stile rampante-Porsche (ne ha una cabriolet), ammiratrice totale di Berlusconi anche come modello pedagogico («Per i miei figli è un mito, parla una lingua che loro conoscono, racconta le barzellette ed è anche super potente da un punto di vista sessuale. I ragazzini lo ammirano»), la sua conversione tardiva al moderatismo bacchettone di Buttiglione e Casini lascia perplessi.
Tralasciando il fatto che Margherita di Savoia, in Puglia, si ritrova un sindaco dell’Udc dopo averne votato uno del Pdl (sì, la stakanovista Carlucci fa anche quello), è proprio l’abbinata tra la sorella di Milly Carlucci e il centrismo casiniano che fatica a inquadrare. Nel 2006 fu proprio lei, berlusconissima, a bacchettare Pierfuby: «Casini abbandoni le tentazioni neocentriste che sarebbero un passo indietro per il Paese e farebbero tornare la politica italiana indietro di trent’anni». Ora invece si riconosce nell’Udc e va pazza per «le larghe intese». Sarà forse che si dà per finita la stagione berlusconiana, e dunque si cercano nuove sistemazioni? Pensarlo è puro cinismo. La conversione della Carlucci dev’essere frutto di una maturazione politica che solo incidentalmente coincide con la crisi numerica della maggioranza alla Camera. Oppure verrà catalogata più tardi come uno dei frequenti incidenti che capitano alla show-woman.
Come quel maledetto 24 ottobre 2001, quando la deputata, per non mancare ad una votazione, finì per tamponare con la sua Porsche un jumbo-bus di 18 metri, in via del Tritone. Si fermò per verbalizzare, col vigile subito accorso? Macché non c’era tempo, la Carlucci ripartì a razzo sulla corsia preferenziale, inseguita a piedi dal conducente del bus, tra lo stupore dei passanti e passeggeri che l’avevano riconosciuta. Un rombo fino a piazza del Parlamento, dove però il parcheggio riservato ai deputati era esaurito. Così che la deputata mollò l’auto sul marciapiede, beccandosi quindi una multa per divieto di sosta. Incidente, fuga e multa: tutto in un giorno.
Moderata come un tornado, di come intenda le larghe intese si può chiedere conto al Trio medusa delle Iene, cui spaccò due microfoni e una cuffia, dissentendo dalla loro inchiesta sui deputati spesso assenti. Polemizzò anche con Madonna, che in una intervista aveva criticato Berlusconi: «Evidentemente ha un ufficio stampa comunista che le ha detto di dire così per farla uscire meglio sui giornali comunisti», disse.
In tv ha fatto di tutto, passando dalle canzonette (Festival di Sanremo, Festivalbar), ai programmi enogastronomici, alle serate di cultura, all’intrattenimento prossimo al trash. Saltando da Rai a Mediaset come un grillo. Anche da deputata, cosa che le costò un altro incidente. Quando la Rai, nel 2003, le bloccò la conduzione di una serata lirica con Giletti, Voci di una notte di mezza estate, perché incompatibile col suo status da deputato. «E io faccio ricorso al presidente della Repubblica!» tuonò lei, infiammabile come la benzina. Celebre anche la sua polemica, sul filo dei neutroni, con il fisico Maiani, all’epoca candidato alla presidenza del Cnr. La Carlucci sostenne che una sua pubblicazione scientifica del 1974 che conteneva degli errori. Finchè non intervenne addirittura il premio Nobel Sheldon Glashow per difendere il collega.
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