da Milano
Piazza Affari toglie l«innesco» alla guerra fredda per le Generali, i cui equilibri potrebbero però tornare questa mattina sul tavolo del consiglio di amministrazione di Mediobanca. Malgrado da affrontare ci siano le conseguenze del crac Bagaglino, provvedendo alla sospensione del vicepresidente Cesare Geronzi e di Roberto Colaninno, il board appare infatti loccasione per un aggiornamento anche solo informale su Trieste.
Linusuale riunione prenatalizia, a cui molti consiglieri dovrebbero partecipare in videoconferenza, cade pochi giorni dopo il blitz con cui Piazzetta Cuccia ha bruciato in asta la concorrenza di Morgan Stanley, Jp Morgan e Goldman Sachs mettendo al sicuro con un acquisto a termine da 700 milioni l1,58% di Generali messo in vendita da Monte Paschi. La compravendita, che diventerà esecutiva dal 30 giugno 2010, è stata ufficializzata ieri da Mediobanca alla Consob insieme allaggiornamento della propria partecipazione a Trieste: 14,127% a metà dicembre.
Quota stabile ma che, stando ai vincoli del patrimonio di vigilanza, potrebbe crescere di un ulteriore 2 per cento. Anche se lobiettivo finale sembra il mantenimento dello status quo in Generali, tutto ruota intorno allassemblea dei soci che il 28 aprile sarà chiamata a rinnovare lintero consiglio di amministrazione oggi presieduto da Antoine Bernheim accanto ai due ad Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot. A chiamarsi fuori dal conflitto è stata intanto Fondiaria Sai, altro grande socio di Trieste con il 2,4% e che ha più volte tentato senza successo di accomodarsi nel board. «Non abbiamo intenzione di fare nessuna manovra sulle Generali, non abbiamo incrementato la nostra quota», ha ribadito lamministratore delegato della compagnia della famiglia Ligresti, Fausto Marchionni, mentre Generali cedeva l1,05% a 34,01 euro in Piazza Affari.
Il confronto sembra quindi continuare a essere tra Mediobanca (meno 0,3%) e il fronte in cui militano Intesa Sanpaolo e Romain Zaleski. Il finanziere franco-polacco, legato a doppio filo al presidente Giovanni Bazoli, che ha già favorito Ca de Sass nella fusione con il gruppo torinese.
Da qui il possibile giro dorizzonte di oggi visto che Mediobanca conta tra i propri grandi soci Unicredit e Capitalia, le due banche legate a Mps da un patto di consultazione su Generali. Per il resto la merchant bank presieduta da Gabriele Galateri di Genola deciderà di convocare entro fine gennaio lassemblea per reintegrare ai propri posti Geronzi e Colaninno.