Caso Basso: la procura di Roma apre un’inchiesta sul doping

Il ministro spagnolo dello Sport: «Sconti per i pentiti» Zeman: «Qualcuno finirà col parlare anche nel calcio»

da Milano
Furbetti del plotoncino sì, omertà no. Alfredo Martini, il grande saggio del ciclismo italiano, entra nel dibattito spinoso dell’«Operacion Puerto», all’indomani delle rivelazioni e delle marce indietro di Basso e delle sue «debolezze», che sono poi le «debolezze» di tutto il ciclismo.
«Il Basso che collabora mi piace di più», dice Martini, dall’alto della sua carica di presidente onorario della Federciclismo.
Ma cerca anche di difendere un ambiente che è al centro dell’ennesimo terremoto, alla vigilia di un Giro d’Italia che è pronto a partire da Caprera sabato prossimo con una spettacolare quanto suggestiva cronosquadre.«Ho sentito parlare di omertà nel ciclismo, di paura di parlare, di corridori che hanno paura di finire nel fosso se dovessero rivelare qualcosa. Dico solo una cosa: i furbetti del plotoncino ci sono e ci saranno sempre, omertà no. Non vedo il ciclismo come un ambiente mafioso, c’è tanta gente perbene. Qui c’è da capire che Ivan sul piano umano va rispettato comunque, perché è stato evidentemente messo di fronte all’evidenza. La paura di rivelare qualcosa, di confessare, di collaborare va messa da parte: qui bisogna invece evidenziare tutto il negativo che c’è, e se c’è del marcio non possiamo negarlo».
Intanto, dopo le rivelazioni di Basso, emergono nuovi sviluppi legali e sono in arrivo anche da oltre confine. «Chiederemo ai nostri colleghi italiani di interrogare Ivan Basso». Sono le parole del portavoce della procura di Goettingen, Hans Hugo Heimgaertner, che indaga su una vicenda di doping legata ad un medico di Bad Sachsa, cittadina della Bassa Sassonia. Il medico avrebbe venduto prodotti dopanti a Eufemiano Fuentes, il suo collega spagnolo al centro dell’Operacion Puerto, l’inchiesta avviata dalla magistratura iberica. «Basso - ha aggiunto Heimgaertner - sarà interrogato dai nostri colleghi italiani di Bergamo, lì saranno presenti investigatori provenienti dalla Germania».Ma si muove anche la magistratura ordinaria di casa nostra. Sarà infatti il pubblico ministero Paolo Ferraro ad indagare sui risvolti di competenza romana della cosiddetta «Operacion Puerto».
A piazzale Clodio, infatti, è aperto un fascicolo dopo la segnalazione del procuratore antidoping del Coni Ettore Torri. L’incartamento è stato affidato a Ferraro, che dovrà indicare eventuali indagati e ipotesi di reato.
A breve il pm romano riceverà le carte della procura antidoping con le recenti dichiarazioni di Ivan Basso e Michele Scarponi. Il ciclismo entra prepotentemente nella sua fase più calda e soprattutto finisce nelle aule dei tribunali.
«Non basteranno 4 articoli sui giornali a risolvere il problema, perché non c’è solo Basso – dice Moreno Argentin, che parla di ipocrisia e accanimento unidirezionale -: è un problema della società nel suo complesso, ma nel ciclismo c’è pressione mediatica e confusione, e pensare che è uno degli sport più tutelati. Se lavorassero sugli altri, altro che Basso...».


Intanto il ministro dello Sport spagnolo, Jaime Lissavetzky, ha chiesto alla Wada di ridurre le pene per i ciclisti pentiti coinvolti nell’«Operacion Puerto».
L’allenatore boemo Zdenek Zeman, infine, grande accusatore del mondo del pallone in tema di doping, durante Roma-Inter ha dichiarato che prima o poi arriverà anche un calciatore pentito.

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