Gianluigi Nuzzi
da Milano
Dal bacio in fronte, dal «ghiotto» colloquio con Gianpiero Fiorani alla procura di Milano: lex governatore Antonio Fazio andrà nella cittadella di Mani pulite per affrontare i Pm delle indagini sulle scalate tra lunedì e martedì. Il giorno più probabile è questultimo ma rimane flessibile e tenuto top secret dagli inquirenti. Laccusa è di concorso in insider trading. In altre parole Fazio a metà luglio rilevando le mosse di banca dItalia al «concertista» Fiorani, prima dellapertura della Borsa, avrebbe aiutato il banchiere lodigiano in speculazione su titoli quotati. Stavolta Fazio sembra quindi orientato a confrontarsi direttamente con i magistrati. Una scelta difensiva diversa da quando lo scorso 10 ottobre venne sentito per cinque ore in Procura a Roma. Quella volta la deposizione assomigliava più a delle dichiarazioni spontanee. Senza un serrato contraddittorio con i pubblici ministeri. Fazio presentò anche unarticolata memoria per dimostrare la linearità nella vicenda Antonveneta. Se dovesse essere confermato questo interrogatorio è prevedibile lobiettivo della Procura di affrontare con Fazio una lunga scaletta di argomenti. A iniziare dal ruolo che Fiorani ha ritagliato per lex governatore nei 12 interrogatori finora sostenuti.
Il rapporto Fiorani-Fazio è ancora tutto da sondare. Esclusa la pista del denaro, tanto che non sono state nemmeno mai avviate indagini patrimoniali sullallora governatore, gli inquirenti cercano di comprendere perché Fiorani godeva di un ascendente così forte sul potente inquilino di palazzo Koch. Infatti, aldilà delle suggestioni psicologiche e dei rapporti inter-familiari, a iniziare da quelli con la moglie Cristina, ancora non si è capito perché Fazio si sarebbe così sbilanciato con i furbetti del quartierino. Esponendosi con scelte nei pareri senza precedenti nella storia dellistituto. Questo, Fiorani ha cercato di spiegarlo. Offrendo però una visione giudicata minimalista.
Sul fronte investigativo, invece, cè da registrare liscrizione nel registro degli indagati, risalente già a dicembre ma trapelata solo ora, del vicepresidente di Unicredit Fabrizio Palenzona. Concorso in infedeltà patrimoniale hanno configurato i magistrati ritenendo che i 700mila euro accreditati da Fiorani costituiscano una sottrazione ai bilanci di Lodi. Palenzona ha davvero incassato questi soldi? Aveva consapevolezza dellorigine del denaro? Era socio occulto di qualcuno? Linteressato ha già risposto con tre «no» per arginare il fuoco mediatico che lha visto coinvolto. Manca anche una «cornice», non si capisce cioè in che contesto e con che fine Fiorani avrebbe girato questa somma a Palenzona. Di sicuro le smentite di questultimo hanno scarso peso in Procura. E la scelta di Massimo Dinoia come avvocato, indica una linea difensiva che si giocherà tutta «nel» processo senza quei toni graffianti di certi sms estivi con i protagonisti delle scalate. In questi Palenzona apostrofava come «maiali» gli investigatori milanesi. La sensazione è che comunque gli elementi acquisiti siano diversi dalla storia nota perché trapelata delle elargizioni lodigiane. La settimana scorsa alcuni dei collaboratori più stretti e fidati del sostituto procuratore Francesco Greco sono andati sino a Montecarlo. Per depositare la rogatoria che porta dai forzieri di Bpi a conti della galassia Palenzona. Anche qui, manca il bonifico diretto. Ma un cantante famoso sarebbe stato, (volontariamente?), testa di legno per una triangolazione delle somme.
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