Aveva padre polacco di origini ungheresi e madre russa. Ma per noi Peter Falk era un po’ (anzi, più di un po’) italiano. Merito di una fra le «maschere» televisive più amate al mondo: il tenente Colombo, che gli calzava a pennello.
Di tipicamente italiano, quel poliziotto californiano d’adozione che non usa mai la pistola, che parla sempre dell’amatissima ( e invisibile) moglie, che non abbandona quasi mai il proprio impermeabile stazzonato, che fuma sigari di bassa lega, non ha soltanto il cognome. Ha anche e soprattutto lo stile, la sensibilità, l’arte d’arrangiarsi e di portare a casa la pagnotta sotto forma di colpevole usando la testa e il buonsenso, la capacità di essere, contemporaneamente, fuori posto e a proprio agio ovunque: nelle ville dei vip a Malibù o nei bassifondi di Los Angeles, alle prese con generali o straccioni, con attori hollywoodiani e baristi, in crociera e persino in trasferta a Londra, bagnando il naso ai sapientoni di Scotland Yard. Diciamola tutta: di italiano Peter Falk aveva anche l’orgoglio per una popolarità divenuta davvero globale proprio grazie a Colombo. Non si sentiva un «personaggio- ostaggio».
Sapeva di essere un ottimo attore, e tanto gli bastava. Che fosse tale, lo si era capito quattro anni prima del debutto di Colombo, nel ’64,in Italiani brava gente (ancora l’Italia...) di Giuseppe De Santis nei panni del tenente (ancora un tenente...) Mario Salvioni. Poi, nel ’69, sempre diretto da un italiano, Giuliano Montaldo, ci furono Gli intoccabili , in cui Falk era un mafioso di San Francisco. Se aggiungiamo che il suo primo film di peso era stato la commedia di Frank Capra Angeli con la pistola , del ’61, in cui, ovviamente, gli tocca il ruolo di Carmelo, vice proprietario di un night club, abbiamo ben presente il quadro in cui Falk, partendo da posizioni marginali, di «carattere», via via fece lievitare il proprio tratto, composto di una rustica bonarietà e di una presenza scenica non ingombrante, non da divo, e tuttavia decisiva, che lascia il segno.
La sua tazza di tè, come dicono i raffinati, o il suo boccale di birra, è stato quel combinato disposto di gangsterismo e poliziottismo, noir e giallo, magari parodiato come in Invito a cena con delitto del ’76,con puntate in guerra ( Ardenne ’44, un inferno , del ’69: altro ruolo da italiano, il sergente Rossi) e nel dramma come in Una moglie , del ’74, dove il suo operaio edile, ovviamente di origine italiana, Nick Longhetti, è il marito di Mabel, una Gena Rowlands in stato di grazia e giustamente pluripremiata. Tre anni dopo, l’italianissimo Peter Falk riceve moralmente la cittadinanza del nostro Paese: i telefilm di Colombo che qualcunoaveva già assaggiato sull’allora Telecapodistria, approdano su Raidue. È il 7 luglio del ’77, e dopo trentaquattro anni siamo ancora in molti, la domenica sera, a rimpiangere la mancata messa in onda, su Retequattro, della settecentesima replica di un episodio quale che sia. Certo, dobbiamo ricordare come meritano Una strana coppia di suoceri (’79), Il grande imbroglio (’86), e, da ultimo, il fanta-thriller Next (2007).
Doppiamo pure registrare la nomination all’Oscar, per due volte, come miglior attore non protagonista. Ma ciò che ci resta negli occhi e nel cuore, adesso, insieme alle struggenti e crudeli foto mosse di qualche tempo fa che lo ritraggono fuori di testa, vicino casa, quando l’Alzheimer aveva già iniziato ad avvolgerlo nella sua tela assassina, è soprattutto il suo sorriso furbo che intercalava da maestro, duellando da fine psicologo con il sospettato di turno, con quell’aria da finto sprovveduto. Era italiano, in fondo, e sapeva bene che chi sottovaluta gli italiani, nove volte su dieci alla fine lo prende in quel posto. Però ecco, se proprio dobbiamo chiedere la grazia di un fuori programma celebrativo, la nostra scelta cade su quella volta in cui il grande Peter dovette vedersela con... se stesso. Fu in Donne pericolose per il tenente Colombo (’93):madre e figlia fanno fuori il comune amante che le tradisce in parallelo.
E la madre, cari signori, è nientemeno che Faye Dunaway. Così l’indagine s’intreccia alla seduzione, Colombo vacilla (mentre «la signora Colombo» è a casa a preparargli la cena) travolto dal fascino maturo, e per questo ancor più avvolgente, della criminale che pensa di intortarlo con due bacetti e una cravatta nuova.
Lui se la mette, quella cravatta nuova, anche se per poche ore. Però alla fine... beh la fine non vogliamo replicarla, sul piccolo schermo di questa pagina. Chissà mai che siate fra i cinque o sei che non la conoscono.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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