Le lesioni riscontrate non sono mortali ma comunque sono riconducibili al presunto pestaggio subito, mentre risale a unepoca precedente allarresto per droga la frattura alla vertebra lombare rilevata sulla salma di Stefano Cucchi, il detenuto finito in carcere il 15 ottobre scorso e morto una settimana dopo nellospedale Sandro Pertini. È quanto avrebbe accertato uno degli esperti, il radiologo, nominati dai titolari degli accertamenti, Vincenzo Barba e Francesca Loy, per fare luce sulla morte del giovane. Ulteriori accertamenti, tra questi un esame istologico, sono in corso per stabilire con assoluta certezza a quando risale la frattura alla vertebra anche alla luce di discordanze che, secondo le indiscrezioni, ci sarebbero tra lequipe di medici che partecipano agli esami. In base a queste circostanze, Cucchi non sarebbe morto per le conseguenze del presunto pestaggio subito in una delle celle di piazzale Clodio. Nella vicenda sono indagati tre agenti di polizia penitenziaria indagati per omicidio preterintenzionale e sei medici del Sandro Pertini per omicidio colposo.
«Non mi risultano tali conclusioni sulla vertebra», ha detto lavvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi. Il collega Diego Perugini, difensore di uno degli agenti, ha commentato: «Ciò conferma quanto sapevo e ho sempre sostenuto: il mio cliente non ha usato violenza su quel ragazzo».Caso Cucchi Non mortali le lesioni da pestaggio Una frattura precedente
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