Il caso E Obama mette il turbo a Fiat-Chrysler

Dopo i giorni dell’amarezza, coincisi con la sconfitta nella battaglia per Opel, a far tornare il sorriso a Torino sono le dichiarazioni del presidente americano Barack Obama («Chrysler è pronta a procedere all’alleanza con Fiat ed emergerà nei prossimi giorni dal processo di bancarotta nuova e più forte») e le immatricolazioni di maggio in Italia, che hanno visto la quota mercato del gruppo schizzare dal 32,6 al 34,4%. Un avanzata importante, tenuto conto che le vendite hanno frenato per il secondo mese consecutivo (meno 8,6%) ancora una volta a causa della scarsa disponibilità di vetture «incentivate». I dati positivi e la strada in discesa per la conquista di Chrysler, dopo il sì arrivato ieri dal Tribunale di Manhattan alle cessione degli asset del gruppo Usa a Fiat, hanno messo il turbo alle azioni: a Milano il titolo torinese ha guadagnato il 3,73% a 7,79 euro. Ieri, dunque, il giudice della Corte fallimentare ha praticamente sancito il via all’alleanza Fiat-Chrysler, anche se tre fondi pensione dell’Indiana continuano a opporsi all’operazione. Si tratta di attività per 2 miliardi di dollari che confluiranno nella nuova Chrysler di cui Fiat avrà il 20%, un fondo previdenziale in tandem con i sindacati il 68% e i governi Usa e canadese il restante 12 per cento. La casa italiana potrà gradualmente aumentare la sua quota fino ad arrivare al 51 per cento. Il presidente Obama, che ha preso la parola un mese dopo l’inizio della bancarotta guidata, ha affermato che il ricorso a tale procedura è stato «veloce e chirurgico» e che «l’accordo con Fiat, che salverà decine di migliaia di posti di lavoro, sarà completo tra pochi giorni. Obama ha anche sottolineato, riferendosi a Gm e ChrysLer, che «lasciar affondare questi due gruppi avrebbe significato danni enormi all’economia americana».
E visto che il governo è coinvolto in entrambe le operazioni con quote di partecipazione (il 60% nel caso di Gm), il capo della Casa Bianca ha definito come «riluttante» il ruolo di azionista che Washington si è vista costretta ad assumere, assicurando poi «che la quotidiana operatività riguarderà i manager delle due società».
Da Detroit, intanto, dove si trova anche l’ad di Fiat, Sergio Marchionne, il dimissionario numero uno di Chrysler, Bob Nardelli, ha dichiarato che la nuova società comincerà l’operatività con vantaggi competitivi significativi. Chrysler, ha aggiunto, «può guardare ora allo sviluppo rapido di una partnership con Fiat che sia «forte e sinergica: si sta già lavorando allo sviluppo di una nuova generazione di vetture di elevata qualità, eco-compatibili ed efficienti nei consumi».
Chiuse le partite estere, positivamente quella con Chrysler, il confronto per Fiat si sposta ora in Italia.


Il 9 o il 10 giugno, come ha annunciato il ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, potrebbe svolgersi l’incontro tra Fiat, governo, sindacati e regioni. «Quello che dobbiamo evitare - ha commentato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi - è di mettere persone sulla strada, senza prospettive né speranze».

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