RomaLe registrazioni, le paparazzate e tutta la carovana guidata da Patrizia D’Addario che sull’Espresso e la Repubblica hanno avuto ampia cassa di risonanza sono diventati oggetto di un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro della Giustizia approdando anche sulla ribalta di Montecitorio. È il risultato dei tre giorni di spade incrociate tra il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, e il gruppo editoriale che fa capo all’ingegner Carlo De Benedetti.
Tutto ha avuto inizio sabato scorso, dopo l’ennesima azione a tenaglia tra il settimanale e il quotidiano sulle vicende legate alla vita privata del premier ed emerse a margine di un’inchiesta sulla sanità in Puglia della procura di Bari e riguardante la giunta Vendola. «È chiaro che il gruppo editoriale Repubblica-Espresso non gioca una partita giornalistica, ma politica con l’obiettivo di scardinare gli equilibri politici usciti dalle elezioni», aveva dichiarato Cicchitto.
In particolare veniva stigmatizzato «l’attacco ad ogni aspetto, meglio se falso, della vita privata di Berlusconi, ricorrendo a ogni mezzo, con prevalenza a quelli illeciti». Secondo il capogruppo, si tratta di «un nuovo tipo di eversione» perché si tende a far passare per lecite pratiche che espongono «ad ogni possibile ricatto o manipolazione la vita privata di ogni personaggio pubblico». Un nuovo «fattore di destabilizzazione» che ha determinato «l’imbarbarimento totale della vita pubblica».
Dopo la pausa domenicale, lunedì scorso è stato il gruppo Espresso a replicare attraverso una querela a Cicchitto presentata attraverso l’avvocato Carlo Federico Grosso. Per il settimanale di De Benedetti, quelle di Cicchitto sono «vergognose affermazioni» perché - è la tesi - le due testate non hanno fatto altro che «registrare fatti veri e sottoporli all’attenzione dei lettori».
Ieri la terza puntata. Il presidente dei deputati del Pdl ha presentato un’interrogazione parlamentare nella quale si chiede al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, «se non ritenga che il gruppo editoriale Repubblica-Espresso non giochi una partita giornalistica, ma politica con l’obiettivo di scardinare gli equilibri politici».
La scelta non è casuale: il testo dell’interrogazione è uguale a quello del comunicato diffuso da Cicchitto sabato scorso. Per ribadire con maggiore enfasi che si tratta di «un nuovo tipo di eversione». Infine la richiesta al ministro: accertare con quali «autorizzazioni o consensi ancorché taciti e/o espliciti» si possa «violare il segreto istruttorio anche e solo con riferimento alla notitia criminis».
La partita, però, non ha solo due giocatori.
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