Il caso Fermato contestatore anti Cav La folla se la prende con un giornalista

«...Il governo sta lavorando bene». Un mugugno urlato dalla platea e Silvio Berlusconi si interrompe. Sorride: «Ci vediamo fuori. Non perché faccio così», e si arrotola le maniche come per picchiarsi, «ma perché le spiego». Se per il premier l’episodio è chiuso così, per l’intera gradinata a sinistra del palco è solo l’inizio. Una voce, due, poi tutti in piedi: «Fuo-ri! Fuo-ri!». Parapiglia, la sicurezza porta fuori un giornalista di La7, Antonino Monteleone. «Mi ero solo avvicinato per intervistare il contestatore, mi pareva strano che ci fosse uno che nel tempio Pdl urla contro il premier» riuscirà a dire poi. Poi. Perché prima c’è il tentativo di linciaggio. Chiamatela sindrome Santoro: sarà la forza dell’abitudine, ma per il popolo di Silvio la contestazione è immediatamente associata a Santoro. La gente vede il microfono e vede rosso: «Ridicolo! Ora diventerai famoso, no? Torna ad Annozero! Tu alla Rai rubi i nostri soldi!». Monteleone si difende: «Macché Santoro? Lavoro a Exit». Non importa: «Scommettiamo che gli vendi il filmato?». Dentro, il premier continua a parlare. Fuori, il circo mediatico insegue il presunto contestatore e «buca» quello vero: Vincenzo M. un pensionato habitué della protesta anti Cav, si scoprirà in serata. Prima, la sicurezza aveva bloccato un italo-tunisino, Samir Moadeb, commerciante di Nerviano, nel Milanese. «Sto col mio premier dal 1994: ero tranquillo in platea quando gli addetti alla sicurezza mi hanno portato via».

Dice lui che sono le storture dell’allarme terrorismo, dicono gli organizzatori che era ubriaco. O forse quello ubriaco era l’altro, il 70enne portato in questura. Chi lo sa, eravamo tutti fuori a intervistare un giornalista.PSet

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