Il caso Fincantieri, quando un manager è Bono

(...) Come se Fincantieri desse fastidio, come se fosse più comodo stare dalla parte di una parte della Fiom, come se fosse intelligente non prendere posizione contro lavoratori che, anzichè remare insieme alla propria azienda per il bene di tutti, remano in direzione diametralmente opposta. Una mozione dell’azzurro Matteo Rosso in Regione fece una brutta fine, tanto per dire.
E quindi, proprio perchè abbiamo lottato per arrivare a questo punto, oggi festeggiamo doppiamente la doppia commessa per le Marine militari degli Emirati Arabi Uniti e dell’India, per un totale di 250 milioni di euro. Un trionfo per l’Italia e per la Liguria che ospita i cantieri che costruiranno le navi e la direzione militare, soprattutto perchè si tratta di un bis dopo gli ordini per un programma militare a stelle e strisce di altri 250 milioni di euro. Una vittoria industriale che conferma la bontà della scelta di Fincantieri di essere presente sia sul mercato delle crociere che su quello militare che su quello dei megayact.
Insomma, una bella notizia per tutti. Soprattutto per l’azienda e per il suo management, al di là di tutte le polemiche sindacali e di quelle sulla quotazione in Borsa: «Queste importanti commesse - ha spiegato l’amministratore delegato Giuseppe Bono - rappresentano per il gruppo un significativo segnale di ripresa dell’export militare, soprattutto in un momento di crisi come quello attuale».


Mentre lo diceva, Bono - nomen omen - uomo burbero e un po’ rude, aveva quasi gli occhi lucidi, soddisfatto anche di aver salvato un bel po’ di posti di lavoro.
Intanto, le istituzioni locali polemizzavano fra loro e i partiti discutevano di listini e di premi di maggioranza. A ciascuno il suo.

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