Politica

«Caso Goodyear? Il governo non ha fatto nulla»

Grida per farsi sentire al cellulare: «Un attimo, sono a una manifestazione, mi sposto».
Senatore Turigliatto, sempre con questi cortei: è rimasta la sinistra di lotta, visto che siete spariti dal Parlamento.
Franco Turigliatto, ex Rifondazione e oggi Sinistra critica, smista al volo la provocazione: «La sinistra radicale raccoglie i frutti di quello che non ha fatto in questi anni. Anche sul tema dell’amianto che il Giornale ha sollevato in questi giorni raccontando la storia drammatica della Goodyear di Latina».
L’amianto riguarda decine di migliaia di lavoratori.
«Vero. Io ho partecipato ad assemblee con centinaia di persone in tutta Italia: dal Piemonte alla Basilicata. Ed è dura stringere la mano a vedove e figli che hanno visto morire i padri fra atroci sofferenze, oppure discutere con persone che al prossimo incontro non ci saranno più».
La legge sull’amianto però non è stata approvata. Come mai?
«È una storia emblematica».
Perché?
«Perché questa legge sarebbe costata circa 300 milioni di euro».
Usa il condizionale?
«In commissione Lavoro, al Senato, il presidente Tiziano Treu ha aperto la discussione. Punto».
E poi?
«E poi non ha mai calendarizzato il dibattito. Aveva parlato con qualcuno al governo e le alte sfere gli avevano fatto capire che la norma, per quanto sacrosanta visto che riguardava tante persone sofferenti come quelle di Latina, non era compatibile con le esigenze dei bilanci».
Troppi trecento milioni?
«Io e il senatore Felice Casson abbiamo provato a snidare il governo. Abbiamo utilizzato per le nostre stime l’esperienza di tecnici agguerriti, come l’avvocato Ezio Bonanni di Latina, paladino degli operai della Goodyear. E abbiamo chiesto quindi all’esecutivo di quantificare le spese previste dal disegno di legge».
La risposta?
«Miliardi di euro. Cifre secondo me gonfiate per non arrivare a niente. Ripeto: con trecento milioni avremmo dato una sicurezza sul versante economico a migliaia di famiglie che vivono nel dolore e nelle tragedia, garantendo loro un tenore di vita più degno. Inoltre avevamo previsto il finanziamento di una poderosa opera di risanamento di edifici pubblici e privati che costituiscono tuttora una bomba a orologeria: le fibre di amianto si disperdono nell’ambiente, entrano nei polmoni e daranno vita fra alcuni anni a nuove malattie».
Insomma, il governo aveva altro da pensare?
«Sì. Aveva altre priorità: l’equilibrio dei conti. Però quando si trattava di trovare i fondi per il cuneo fiscale, sono saltati fuori 5 miliardi di euro. Quindi i soldi c’erano».
La sinistra radicale?
Si è limitata, tanto per cambiare, ai buoni propositi: sarebbe bello ma, vorremmo ma come facciamo?, e via di questo passo. Io il problema l’ho posto con tutti i massimi dirigenti, ma il tema è stato accantonato».
I lavoratori sono stati traditi?
«Non hanno avuto risposta. Poi non ci dobbiamo lamentare se il nostro popolo ci ha abbandonato. Abbiamo pagato le conseguenze di una linea politica suicida: andare al governo con l’illusione di condizionare la maggioranza e invece ritrovarci a votare provvedimenti che contraddicevano i nostri ideali».
Molti nella maggioranza dell’Unione sostengono che la sinistra radicale ha detto troppi no.
«Al contrario: ha scandito troppi sì e li ha pagati tutti. Per esempio sulla base Dal Molin di Vicenza. Al sabato i parlamentari della sinistra radicale sono andati in manifestazione contro gli americani, al mercoledì hanno votato l’emendamento D’Alema che diceva sì alla base. Tutti tranne il sottoscritto che è stato espulso da Rifondazione».
Alla fine la legge che avrebbe tutelato gli operai che hanno maneggiato l’amianto come a Latina è naufragata.
«Abbiamo avuto trenta milioni nella finanziaria. Un contentino, un decimo di quel che avevamo chiesto. Più altri cinque milioni per il risanamento degli edifici. Diciamo che quei 5 milioni sono stati elargiti come segno di benevolenza, ma non mi hanno convinto. Io ho votato contro la Finanziaria. Ora milito in Sinistra critica: abbiamo preso 170mila voti e lo 0,5 per cento alle elezioni di domenica scorsa.

I soldi, invece, spero che li trovi il governo Berlusconi».

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