Roma

Il «caso Medici» imbarazza il Campidoglio

Alessia Marani

Nelle mani della Digos gli atti relativi alle requisizioni effettuate da Sandro Medici, presidente del X Municipio, in via Lucio Calpurnio Bibulo a Cinecittà. Sulla legittimità dell’assegnazione dei quindici alloggi sfitti di proprietà privata ad altrettanti nuclei familiari disagiati indaga la Procura di Roma. Gli incartamenti sono al vaglio dei pm Vitello e Palaia, gli stessi che giorni fa hanno chiuso l’inchiesta giudiziaria di Nunzio D’Erme e altri undici attivisti di Action (l’Agenzia comunitaria per i diritti protagonista di decine di okkupazioni a Roma) che ora rischiano il processo per associazione a delinquere finalizzata nientemeno che al compimento di delitti contro il patrimonio immobiliare. Segno che nella Capitale la battaglia per la legalità è davvero lontana. Intanto, quello di Medici è già un caso politico. Su cui il primo cittadino Walter Veltroni tace con un certo imbarazzo, stretto com’è nella morsa del patto siglato coi costruttori romani (approvazione del Piano Regolatore con cessione di una quota degli immobili realizzati all’emergenza abitativa) e del sottile filo che lo lega alla democrazia partecipativa rasente all’anarchia di D’Erme & Co. a cui, pare, sia concesso tutto o quasi. Requisizioni o espropri, dunque? E può un presidente di un municipio assumersi la prerogativa di assegnare locali privati anche se vuoti e temporaneamente? «Quello di Medici - afferma Giuseppe Mariani, consigliere regionale dei Verdi - è stato un atto coraggioso; il X municipio è tra i più martoriati in quanto a crisi alloggiativa tra sfratti e cartolarizzazioni in atto. In una situazione del genere è giusto percorrere strade alternative». Posizione condivisa solo in parte dagli esponenti della stessa maggioranza interna di Medici che martedì mattina hanno bocciato l’ordine del giorno con cui il presidente del parlamentino di piazza Cinecittà cercava legittimazioni: «Non è un percorso attuabile - spiega, infatti, Massimiliano Baldini, capogruppo dei Democratici di sinistra in X -, ci sono graduatorie per le assegnazioni regolari che vanno rispettate. Ci rendiamo conto, però, anche della difficoltà con cui quotidianamente un amministratore pubblico deve affrontare le tante situazioni disperate di decine di cittadini. Medici, con un gesto provocatorio, ha di fatto portato all’attenzione pubblica un dramma umano e sociale che si trovano a vivere le realtà locali quelle che debbono fare i conto tutti i giorni con le emergenze senza alcun filtro». In Campidoglio sebbene lo stesso assessore alle Politiche abitative, Claudio Minelli, già lunedì avesse sottolineato come «il sistema adottato da Medici non è attuabile», ieri hanno espresso la loro solidarietà al metodo delle requisizioni i consiglieri di Rifondazione Patrizia Sentinelli e Adriana Spera, nonchè lo stesso compagno di partito del sindaco, Pino Galeota (Ds): «Il caso Medici - hanno detto - non va affrontato col codice penale alla mano, ma col buon senso». Aprendo di fatto uno squarcio interno alla maggioranza in Campidoglio. «Dopo quello che sta accadendo a Bologna con Cofferati paladino della legalità additato come “fascista” e quanto sta avvenendo a Roma sul fronte alloggiativo - commenta il capogruppo capitolino di An - esce fuori l’immagine di una sinistra che cade a pezzi come un mosaico.

Non è la sinistra moderata e riformista quella che cela il volto buono di Veltroni».

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