MilanoFinisce con un nulla di fatto il processo a Silvio Berlusconi per laffare Mills: alle 14.47 di ieri il tribunale di Milano pronuncia la sentenza che chiude definitivamente linterminabile vicenda processuale nata intorno ai conti offshore della Fininvest e alle testimonianze più o meno addomesticate di David Mills, lavvocato inglese che di quel sistema era stato lartefice. Il giudice Francesca Vitale, al termine di una breve camera di consiglio, pronuncia la sentenza che non condanna e non assolve: Berlusconi viene prosciolto per intervenuta prescrizione.
È una formula che sottende la convinzione dei giudici che limputato fosse effettivamente responsabile dei reati attribuitigli dalla Procura, ovvero i 600mila dollari versati a Mills per ringraziarlo delle sue reticenze: ma i 12 e passa anni trascorsi dal reato lo hanno estinto, e rendono impossibile pronunciare una condanna diversa. La Procura, a quanto sembra di capire, nelle scorse settimane è stata a un passo dallo sfiorare il colpaccio, portando a casa in extremis la condanna del Cavaliere. Secondo i calcoli del tribunale, la prescrizione sarebbe scattata una decina appena di giorni fa, tra il 14 e il 18 febbraio. Se gli intoppi delle rogatorie internazionali non avessero rallentato le ultime udienze, oggi verosimilmente le cronache racconterebbero di una condanna di Berlusconi per corruzione in atti giudiziari. Invece a venire pronunciata dal giudice Vitale - e a rimbalzare in diretta sui siti web di mezzo mondo - è una sentenza che lascia unaltra volta immacolata la fedina penale dellex premier: per la venticinquesima volta, dicono le statistiche.
Per il processo Mills è la parola fine. Il tribunale si è preso novanta giorni per depositare le motivazioni, e questo esclude la possibilità che si possa - con tutta la buona volontà del mondo - tenere un processo dappello prima del prossimo luglio, quando il reato sarà prescritto anche secondo i calcoli della Procura della Repubblica. Certo, cè la possibilità che a ricorrere in appello siano i difensori di Silvio Berlusconi, per ottenere una sentenza di assoluzione piena: e ieri a botta calda lavvocato Longo dà per scontata questa scelta, «contro una sentenza simile si ricorre tutta la vita». Ma poi ci pensa un po su, e spiega che «bisogna prima leggere le motivazioni», e poi in fondo «davanti al tribunale di Milano anche la prescrizione è un successo». Insomma, è possibile che alla fine i legali del Cavaliere preferiscano mettere in cassaforte una sentenza innocua come quella di ieri, piuttosto che andare in Corte dappello a farsi dare unaltra sentenza dello stesso tenore.
Come siano arrivate la dottoressa Vitale e le sue colleghe Antonella Lai e Caterina Interlandi a emettere un verdetto che non lascia sul terreno vincitori né vinti, lo si capirà solo leggendo le motivazioni della sentenza. Facile prevedere che non saranno motivazioni indulgenti nei confronti dellimputato. Se il tribunale si fosse convinto della innocenza di Berlusconi - è bene ricordarlo - sarebbe stato obbligato a emettere una sentenza di assoluzione, e non di proscioglimento per prescrizione.
La decisione di ieri significa che, soppesati i pro e i contro, le tre toghe hanno ritenuto che la spiegazione più attendibile di quei seicentomila dollari pervenuti nel 98 a Mills rimanga quella che lo stesso Mills diede prima al suo fiscalista e poi ai pm milanesi: erano un regalo di «mister B» per i tricky corners, gli imbrogli con cui non raccontò ai giudici tutto quello che sapeva sui suoi conti, e che gli avrebbe creato molti problemi.
E cala il sipario anche su una parte importante del braccio di ferro giudiziario tra Berlusconi e la magistratura milanese. Ma lo scontro continua: cè sempre il processo Ruby.
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