Nessun favore è stato fatto a Berlusconi, nessuna concussione patita: la ragazza, strepitante, disturbava e gli agenti non vedevano l’ora di liberarsene. Potevano mai sperare in Babbo Natale? Trattenere la ragazza è grottesco. È sadica l’idea di lasciarla seduta ad aspettare l’alba per poi rilasciarla. Se non c’è un reato per stabilire un fermo, mi pare più che logico che un adulto possa offrire garanzie di tutela sufficienti.
L’unica anomalia è la garanzia, attraverso un consigliere regionale, da parte del presidente del Consiglio che, con il suo governo, è il massimo responsabile della sicurezza.
D’altra parte che Ruby non fosse una prostituta ma un’amica, eventualmente mantenuta, è dimostrata dal fatto che aveva il numero di telefono di Berlusconi e poteva, legittimamente, da extracomunitaria, chiedere aiuto a lui. Per tutto questo è stato istruito un processo senza senso. Dev’essere una prerogativa del tribunale di Milano che non accorda la prescrizione per il processo Mills (nella foto, l’avvocato inglese), nell’impossibilità di arrivare a una sentenza definitiva, essendo ogni grado di giudizio un’ipotesi non definitiva d’innocenza o colpevolezza.
La nostra normativa prevede l’appello anche in caso di assoluzione, figuriamoci di condanna. Inutile quindi l’accanimento per ottenere una sentenza non definitiva, se non per sfregio.
Ma la ratio di un processo non può essere se non nel compimento dell’intero iter giudiziario. Avanzare nel vuoto è inutile, dannoso ed è forse anche un reato contro l’amministrazione. In ogni caso la prescrizione si misura in termini matematici: non è un’opinione, è un dato certo. Come ogni scadenza.
E dalla legge non è prevista proroga. Si può sapere quando il processo Mills sarà prescritto o è chiedere troppo alla maestà dei giudici? Una cosa è certa: essi devono rispondere soltanto alla legge non ai loro umori. A Milano non sembra.
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Rita Borsellino si compiace del mio fallimento. È una gradevole volgarità. Io non ho fallito. Io ho fatto molte cose per la dignità di Salemi, e tutti le hanno viste, non lei che non è mai venuta. In compenso sua cognata, la moglie di Paolo, Agnese, è venuta in visita e mi ha chiamato con assoluta serenità «missionario ». Ogni accostamento del mio nome e delle mie azioni a persone che hanno altri pensieri e altri comportamenti, anche nella stessa area politica, equivale ad accostare il suo nome a quello di Lusi, l’ex tesoriere della Margherita eletto con il Pd, lo stesso partito di Rita Borsellino.
Una cosa mi accomuna alla Borsellino: anche i miei genitori sono farmacisti. Ma non fanno politica.
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Massimo Russo, ex magistrato antimafia oggi assessore in Sicilia nel governo Lombardo, da me chiamato in causa per avergli ricordato di essere stato, alle elezioni amministrative di Mazara delVallo, alleato dell’ex Dc Pino Giammarinaro, indagato da Russo quand’era pm a Marsala, ha negato di conoscerlo. Io ho semplicemente detto la verità. Mi dispiace smentirlo in quella che potrebbe essere una dimenticanza, ma che diventa una bugia inaccettabile per l’ex magistrato orgoglioso e per il politico, dal momento che io sono testimone di un incontro tra lui e Giammarinaro. I due hanno lungamente parlato, poco dopo la mia elezione a sindaco, all’aeroporto Falcone e Borsellino. Può confermarlo la moglie di Russo, perché mentre lui parlava con Giammarinaro, io sono rimasto a discutere, piacevolmente, con lei.
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Avviso a Francesco Merlo: l’ambasciatore Umberto Vattani, padre
di Mario, console a Osaka, non ha una motocicletta e neppure una tuta di pelle nera. In compenso, motocicletta e tuta aveva Che Guevara.Mario Vattani è l’unico diplomatico italiano a parlare correntemente il giapponese.
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