Roma«Archiviazione». Finisce così con una bolla di sapone, cioè con una proposta di proscioglimento, l’inchiesta della procura di Roma su Augusto Minzolini, indagato a Trani per rivelazione del segreto istruttorio. Il direttore del Tg1 era stato sentito in Puglia come «persona informata dei fatti» nell’ambito dell’indagine sulle revolving cards dell’American Express e, il giorno dopo l’interrogatorio, aveva chiamato Paolo Bonaiuti raccontandogli quello che gli era successo. Cioè, niente. Per i magistrati Minzolini, non sapendo nulla «di utile», non aveva neanche nulla di segreto da rivelare. Da qui, la richiesta di archiviare il caso.
I fatti giusto un anno fa. Il 17 dicembre 2009 Augusto Minzolini venne convocato dai magistrati di Trani come testimone. Il giorno dopo il direttore del Tg1 telefonò al portavoce del premier raccontandogli di essere stato sentito «su una questione riguardante l’American Express» della quale però non sapeva proprio nulla. Tanto bastò per far aprire un procedimento a suo carico: rivelazione di segreto istruttorio, questa era l’ipotesi di reato prevista dai magistrati pugliesi.
A ottobre scorso il fascicolo è stato trasmesso a Roma per competenza territoriale. E adesso la procura della capitale ha deciso che in quella conversazione non c’era nulla di penalmente rilevante. Quella telefonata infatti, per i magistrati romani, «non costituisce rivelazione di alcun segreto e ciò in quanto, affinché il reato in questione possa concretizzarsi, occorre che quanto detto o divulgato contenga elementi informativi». E invece Minzolini a Trani «non fornì alcuna informazione» ai pm e «non diede risposte utili alle indagini». Conclusione: «Non avendo fornito in realtà alcuna notizia», parlando con Bonaiuti il direttore del Tg1 non può aver violato alcun tipo di segreto. Spetterà adesso al gip di Roma accogliere la richiesta di archiviazione.
E come nelle scatole cinesi, l’inchiesta sull’American Express ne contiene al suo interno un’altra. Dopo aver tenuto infatti sotto controllo il cellulare di Minzolini, i magistrati di Trani hanno poi registrato le sue telefonate e hanno aperto un altro procedimento contro Silvio Berlusconi, indagandolo per concussione e minaccia a corpo politico, amministrativo e giudiziario. Secondo l’accusa, il Cavaliere avrebbe «esercitato delle pressioni» sul commissario della Agcom Giancarlo Innocenzi, che nel frattempo si è dimesso dall’incarico, affinché venisse sospesa la trasmissione di Michele Santoro, Annozero. In questo procedimento Innocenzi, l’Agcom e il direttore generale della Rai Mauro Masi sono ritenuti parti offese.
Pure questo fascicolo è finito per competenza a Roma. Proprio in questi giorni la procura dovrà prendere una decisione sulla posizione del presidente del Consiglio. A fine novembre il tribunale dei ministri ha restituito tutto il voluminoso incartamento al procuratore Giovanni Ferrara, all’aggiunto Alberto Caperna e ai pm Caterina Caputo e Roberto Felici per una valutazione di quanto è stato fatto durante l’istruttoria: l’acquisizione delle delibere Rai e Agcom e le audizioni di alcuni testimoni.
Al malloppo mancano però le trascrizioni delle telefonate, una ventina, che i magistrati consideravano fondamentali per delineare meglio i contorni del caso.
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