Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica
L’inchiesta sulla «P4» dei pm napoletani Woodcock e Curcio arriva ai primi arresti. Ma la richiesta cautelare, che ipotizzava l’esistenza di una «loggia segreta» per «interferire sull’esercizio delle funzioni» di istituzioni, non è uscita indenne dal vaglio del gip. Questi ha ordinato l’arresto per il carabiniere del Ros Enrico La Monica, latitante all’estero: avrebbe aiutato il deputato Pdl Alfonso Papa in cambio della promessa di entrare nell’intelligence. Il numero uno dell’Aise, Adriano Santini, è stato interrogato a Napoli per chiarire la circostanza, e ha negato raccomandazioni come del resto ha fatto anche l’editore de L’Avanti Lavitola, noto per l’affaire Montecarlo-Saint Lucia. Il gip ha trasmesso alla Camera la richiesta d’arresto per il parlamentare, oltre a spedire ai domiciliari l’uomo d’affari Luigi Bisignani, ma ha anche smontato gran parte delle ipotesi di reato formulate dall’accusa. Per Papa e La Monica il gip conferma la «gravità indiziaria» della corruzione, per Bisignani resta il solo favoreggiamento. E per tre soli capi d’imputazione rispetto ai 19 originari, riferiti alle indagini su Stefania Tucci e Lorenzo Borgogni di Finmeccanica. Cancellate sia la corruzione che il reato associativo. Quanto alle schede telefoniche con cui gli indagati ritenevano di parlare liberamente, per il gip non sussiste l’ipotesi di «trattamento illecito dei dati» mentre resta in piedi l’ipotesi di «sostituzione di persona». Proprio riguardo all’uso di queste schede, Bisignani ha dichiarato ai pm che era stato Bocchino a informarlo dell’esistenza di un’indagine sulle sim. Bocchino ha negato, ma solo in parte. Di certo l’eruzione giudiziaria è stata più contenuta rispetto alle attese. Per il gip la storia si riduce al presunto uso da parte del deputato Papa di informazioni riservate, che avrebbe ottenuto da La Monica, come «merce di scambio», per accreditarsi con Bisignani (definito «un triangolatore») e favorire la propria carriera politica e per ottenere favori e soldi da altri.
Il ridimensionamento dell’inchiesta emerge dalle valutazioni del gip sul paragrafo della richiesta dei pm che paventava l’esistenza di una loggia deviata e puntava su Gianni Letta: «Risultanze investigative relative al potere relazionale e di influenza del sodalizio sub a). L’associazione segreta di cui alla Legge Anselmi. I rapporti con Gianni Letta e la presidenza del Consiglio, quelli con l’Eni, con altri esponenti del governo, con i vertici dei servizi di sicurezza, con la Rai, con Dagospia». Per il gip questo materiale «non dev’essere particolarmente approfondito e illustrato, avendo gli stessi pm precisato che l’ipotesi accusatoria “non è ancora supportata da gravi indizi di colpevolezza”».
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