Caso Di Pietro, l’inchiesta parte a urne chiuse

Nel mirino un conto Bnl usato per le campagne. Il legale: prelevati 2 milioni

Gianluigi Nuzzi

da Roma

Muove i primi passi l’inchiesta avviata dalla procura di Roma sui conti dell’Italia dei valori, il movimento politico di Antonio Di Pietro. Giovedì mattina è infatti atteso a piazzale Clodio l’avvocato Mario Di Domenico, già stretto collaboratore di Di Pietro e segretario dell’associazione Idv. Si tratta del professionista che nel novembre scorso aveva denunciato presunte irregolarità nella gestione dei finanziamenti pubblici ricevuti dall’Idv e nelle risorse del partito. Di Domenico verrà sentito dal sostituto procuratore Giancarlo Amato che ha fatto notificare una citazione proprio per interrogarlo sulla denuncia ricevuta a fine febbraio. Amato vuol direttamente misurare le accuse formalizzate da Di Domenico per approfondirle e contestualizzarle.
Tutto era nato quando l’ex collaboratore e socio fondatore dell’Italia dei valori aveva inizialmente presentato la denuncia in Procura a Brescia per esser poi sentito, per cinque ore, dal capo Giancarlo Tarquini a fine dello scorso dicembre. In febbraio i Pm bresciani hanno inviato il fascicolo ai colleghi della capitale per competenza territoriale.
Da quanto trapela, Di Domenico, in linea con quanto sostenuto già da esponenti usciti dall’Idv (su tutti l’assessore regionale della Calabria, Beniamino Donnici) punta l’indice contro la gestione da «partito personale» del movimento. In particolare, chiede che sia passata al setaccio la movimentazione delle risorse dell’associazione Italia dei valori e del suo conto corrente presso un’agenzia della Bnl di Roma. Questo fondo comune, sempre stando a quanto sostenuto da Di Domenico nella sua articolata denuncia, avrebbe visto una gestione quantomeno superficiale riguardo alle somme destinate a finanziare le campagne elettorali.
Numerosi i riferimenti alle elezioni europee. Per l’avvocato Di Domenico, Di Pietro avrebbe utilizzato somme per quasi due milioni di euro, prelevando proprio dal fondo comune dell’associazione senza le autorizzazioni degli organi indicati dallo statuto. Altri capitoli della querela riguardano la gestione del rimborso referendario del 2003, alcuni prestiti personali sino a vicende che Di Domenico qualifica come casi di «appropriazione indebita».
In Procura si muovono con cautela. Bisogna infatti verificare la bontà di quanto sostenuto dal professionista che nelle ultime settimane ha integrato il suo esposto con una serie di memorie e allegati. Per questo l’interrogatorio di giovedì sarà come un vero e proprio spartiacque. È assai probabile che subito dopo la deposizione del testimone, il Pm Amato deciderà come e in che direzione sviluppare le indagini.
Dall’Italia dei valori, invece, si sta studiando come rispondere a queste accuse, decidendo di presentare una controdenuncia alla procura di Roma. Per ora la scelta sembra rinviata a subito dopo le elezioni quando potranno riunirsi gli organi del partito per affrontare la questione. «Questa vicenda è una vecchia storia portata avanti da un grafomane che abbiamo dovuto allontanare dal partito per incoerenza politica e perchè non in linea con i principi fondanti l’Italia dei Valori. Per i fatti di causa Mario Di Domenico ha riempito di carte il Tribunale di Roma che ha prontamente respinto tutte le richieste per insussistenza dei fatti denunciati e per l’assurdità delle pretese stesse. Non a caso il Tribunale ha condannato Di Domenico al pagamento delle spese di giudizio e lo stesso non avendo pagato la soccombenza di lite abbiamo dato mandato al nostro avvocato di pignorarli la casa di proprietà. Tutto ciò risulta in maniera inequivoca dalle sentenze emesse dal Tribunale di Roma. Bene fa la magistratura a indagare, così si potrà capire anche chi è l’istigatore di questo personaggio mandato a pellegrinare per i Tribunali con il solo scopo di infangare il buon nome Italia dei Valore Idv proprio in concomitanza con le elezioni politiche».

«Se dovessero denunciarmi - replica quest’ultimo, interpellato dal Giornale - già posso rispondere che di sicuro è un loro diritto. Io sono e rimango assolutamente sereno e consapevole delle accuse sottoposte all’attenzione della magistratura».
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it
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