Il caso porto Assunzioni dirette e società partecipate nel mirino

Lo ha scritto e documentato il Giornale nei giorni scorsi, approfondendo la segnalazione di un sindacalista della Cisl. In sintesi: l’Autorità portuale di Genova si prepara a trovare dieci posti fissi a dipendenti, di fatto già individuati, con l’obiettivo di trasformare in contratti definitivi i rapporti ora a tempo determinato. Senza passare per un concorso. Un caso-Genova, su cui, una volta alzato il coperchio della pentola in cui cuoceva, in silenzio, il «minestrone», si sta concentrando l’attenzione (e le critiche) di vari esponenti politici e operatori portuali. Fa specie, soprattutto, il fatto che si possano saltare certi passaggi - in buona fede, per carità, e per una nobile causa come è certamente quella di dare un lavoro a chi sta per perderlo -, passaggi che garantiscono «par condicio» di trattamento a tutti gli aspiranti a un posto. Pare, oltre tutto, che la prassi di «disinvoltura» instaurata all’Autorità portuale genovese abbia fatto proseliti: un caso per certi versi simile viene denunciato a La Spezia dal senatore del Pdl, Giorgio Bornacin, e dal consigliere comunale Giacomo Gatti: «Per la società Finporto, che ha funzioni di promozione di programmi di sviluppo del porto e della logistica ed è partecipata dall’Authority - sottolinea Bornacin che chiede con un’interpellanza e con una lettera al ministro altero Matteoli di controllare quanto accade a Genova - si è andati verso la definizione di società “in house“, per farla diventare il braccio operativo funzionale dell’ente portuale». Una società analoga si appresta a creare l’Autorità portuale della Spezia. «Queste strutture - aggiungono Bornacin e Gatti - appaiono in netto contrasto con la legge 84/94, che, per quanto obsoleta, fino a prova contraria, resta pienamente in vigore. L’obiettivo è promuovere la concorrenza nella gestione di servizi e attività portuali e il superamento del monopolio pubblico.

E invece le strutture create si configurano come “bracci operativi“ delle Authority per la gestione diretta dei servizi che la legge prevede siano assegnati con gara pubblica». Non solo: vista la natura privatistica, queste società potrebbero anche rappresentare uno strumento per bypassare in qualche modo i vincoli di bilancio imposti agli enti pubblici dal patto di stabilità.

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