Giro, Tour e Vuelta fuori legge. Così almeno li considera lUci, il massimo organismo mondiale. È di ieri la presa di posizione dellAso, la società che organizza la Grande Boucle, che non riconosce più lUci e metterà in scena la prossima Parigi-Nizza (dal11 al 18 marzo), sotto legida della federazione francese. È uno strappo profondo, che a breve potrebbe coinvolgere direttamente anche Rcs Sport.
Ma cosa è successo? Tutto ha inizio due anni e mezzo fa, quando lUci decide di varare il nuovo circuito professionistico denominato «Pro Tour». Nelle intenzioni il progetto è buono. Una sorta di Champions su due ruote: venti team, i più forti del pianeta, che grazie a garanzie finanziarie, sportive ed etiche, hanno il diritto di partecipare alle più importanti corse. Nel progetto ci sarebbe anche la vendita del «pacchetto» dei diritti tivù da parte dellUci e la conseguente ridistribuzione dei proventi ai team. Questo nelle intenzioni, perché i tre Grandi Giri fanno blocco e stoppano sul nascere linsana idea: «I diritti sono nostri», dicono allunisono. Vi risparmiamo gli anni di litigi, promesse e colpi bassi. Si arriva al marzo dello scorso anno, quando Paolo Dal Lago, presidente di Liquigas, si impegna in prima persona con alcuni importanti sponsor a svolgere un delicato lavoro di mediazione. Si arriva ad una intesa accettata da tutte le componenti: Grandi Giri, squadre, sponsor, corridori. Non dallUci.
In pratica al «Pro Tour» si imputa un meccanismo antisportivo, chiuso. Si trova nella riduzione delle licenze da 20 a 18 e il conseguente aumento degli inviti (leggi wild-card), lauspicata via duscita. LUci non ci sente: si resta a 20. È la classica goccia che fa traboccare il vaso. LUci da una parte, i tre Grandi Giri dallaltra, in mezzo le squadre.
Cosa potrebbe succedere? In parte sta già succedendo. I tre grandi Giri hanno rinnegato il «Pro Tour» non iscrivendo le loro corse a questo circuito. Adesso lUci potrebbe togliere dal calendario Giro, Tour e Vuelta, oltre alle classiche da loro organizzate (Sanremo, Roubaix, Liegi ecc.).
Caso Pro Tour, ciclismo nel caos
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