Caso Saccà, per il presidente Rai il dirigente resta «incompatibile»

Petruccioli contro il capo della fiction da reintegrare: la sentenza va applicata, ma lui ha tramato contro i vertici. Urbani: «Condanna sovietica»

da Roma

Già oggi Agostino Saccà potrebbe riprendere il suo posto alla direzione generale di RaiFiction. Tutto dipenderà dai tempi della notifica dell’ordinanza del Tribunale del Lavoro di Roma, che lunedì scorso ha reintegrato il manager nella pienezza delle proprie funzioni. I legali di Saccà, comunque, non perderanno tempo.
La vicenda giudiziaria del dirigente, indagato dalla Procura di Napoli che ne ha intercettato le conversazioni con il premier Berlusconi, è stata tuttavia al centro del consiglio di amministrazione della Rai svoltosi ieri. Nessuna decisione è stata presa anche perché il direttore generale di Viale Mazzini, Claudio Cappon, non ha formulato nessuna proposta, in attesa delle indicazioni del Comitato etico della tv di Stato. Sul piano giudiziario, invece, è stato già stabilito di presentare reclamo contro l’ordinanza del giudice del lavoro Giuseppina Vetritto.
Nonostante l’assenza del consigliere di area Pdl Gennaro Malgieri e di quello di nomina ministeriale Angelo Maria Petroni, la riunione è stata abbastanza concitata. Le comunicazioni del presidente Claudio Petruccioli, una lunga filippica contro il reintegro di Saccà, hanno suscitato un concitato dibattito. La Rai «deve applicare le decisioni del tribunale», ha spiegato l’ex parlamentare diessino, ma resta «la incompatibilità fra atti e comportamenti di Saccà, certi e documentati, e l’esercizio di funzioni dirigenti in questa azienda».
Secondo Petruccioli, tre circostanze impedirebbero de facto il reintegro del manager. In primo luogo, «l’aver perseguito, all’insaputa dell’azienda, e in modo indistinguibile rispetto all’esercizio del potere aziendale che gli era stato affidato, un proprio progetto industriale potenzialmente concorrenziale». Chiaro riferimento al progetto di avviare una propria casa di produzione, una volta raggiunta l’età pensionabile. La seconda circostanza ostativa è rappresentata dall’«aver sollecitato interventi esterni per modificare comportamenti di amministratori a lui non graditi». E qui è esplicito il riferimento al contenuto delle intercettazioni così come nel terzo punto: l’«aver svolto con continuità una azione per ostacolare le decisioni e le iniziative dei vertici operativi dell’azienda».
Per il presidente si tratta di «fatti che in nessuna azienda verrebbero tollerati e determinerebbero immediatamente l’interruzione del rapporto». Perché la Rai non ha proceduto allora al licenziamento diretto del dirigente ritenuto infedele alla causa aziendale? «Prudenza, accortezza, opportunità», ha spiegato Petruccioli motivando la lentezza dell’iter sia con l’intenzione di non interferire con il procedimento giudiziario sia per non far diventare l’argomento materia della campagna elettorale. Ecco perché la Rai, come ha sottolineato il giudice Vetritto, ha preferito «scegliere di non scegliere».


Opposta l’opinione del consigliere Giuliano Urbani secondo il quale le affermazioni di Petruccioli sono «gravemente pregiudizievoli» e denotano «irresponsabilità» in quanto nei confronti di Saccà c’è stata «una condanna preventiva di stampo sovietico». In realtà, conclude Urbani, la Rai difficilmente avrebbe potuto licenziarlo avendo acquisto pareri legali sfavorevoli alla rimozione del manager di RaiFiction.

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