Il caso Se il Biscione insegnasse al Milan a fare il mercato

Ah, se Mediaset insegnasse al Milan come si fanno le campagne acquisti! Tranquilli, freddi, senza strombazzare gli acquisti e facendo scivolare via le cessioni, soprattutto quelle più scomode. C’è della sagacia nelle scelte di telemercato operate dagli uomini del Biscione. Ne basterebbe solo un po’ anche in Via Turati, sede del Diavolo rossonero, e anche lì le cose riprenderebbero ad andare come solo pochi anni fa.
A prima vista, la prossima stagione della squadra di Mediaset potrebbe sembrare interlocutoria. Tutti confermati o quasi i big del palinsesto. E solo due i probabilissimi innesti: Flavio Insinna e Paola Cortellesi. Stop. Se sono ritocchi all’organico, sono ritocchi di qualità. Soprattutto perché sono personaggi doubleface. Cioè efficaci come conduttori di varietà e attori di fiction apprezzati dal pubblico come hanno dimostrato i vari Don Matteo e Ho sposato uno sbirro per lui e Maria Montessori, in replica anche in questi giorni su canale 5, per lei. Se fossero calciatori sarebbero degli ottimi centrocampisti in grado di svolgere alla perfezione le due fasi, come dicono gli esperti: quella di contenimento dell’avversario e quella di costruzione del gioco.
Per i ruoli più glamour, nell’ultimo paio d’anni Mediaset aveva già messo a segno due cosiddetti «colpi di mercato» assicurandosi le prestazioni di Paolo Bonolis e di Piero Chiambretti, campioni del video che da soli fanno la differenza e che comunque vanno ad aggiungersi ad una rosa già di alto profilo.
Restando nel parallelo calcistico, la lucidità gestionale dei dirigenti Mediaset si vede anche nel cosiddetto mercato in uscita. Che, detto per inciso, è quello che sbloccherebbe il presente e il futuro del Milan se solo Oddo, Jankulovski e Kaladze, tanto per citare dei nomi non a caso, accettassero di ridursi l’ingaggio. Per tornare al piccolo schermo, nell’ultimo anno sociale il Biscione ha ceduto alla concorrenza un fuoriclasse a fine carriera come Maurizio Costanzo, una promessa mai consacrata come Amadeus e un talento tatticamente un po’ anarchico come Paola Perego. Ci penserà una Rai sempre a corto di conduttori a valorizzarli.
L’unica perdita difficile da metabolizzare è stata quella di Enrico Mentana, un po’ il Kakà del giornalismo televisivo (chissà come la prenderà, da tifoso interista). Però, a differenza del fuoriclasse brasiliano, Mentana non è approdato al Real Madrid della tv, ovvero una concorrente diretta come potrebbero essere la Rai o Sky.

Bensì è andato a La7, che è un po’ come l’Arsenal di Wenger: una squadra di giovani, un laboratorio interessante e fighetto che piace alla gente che piace. Ma che molto difficilmente arriverà a vincere la Champions League.
Così è, insomma. Ma Mediaset e Milan appartengono ancora alla stessa famiglia?

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