Milano - Il sostituto procuratore generale della Repubblica di Milano, Piero De Petris, ha chiesto ai giudici della Corte d'appello di Milano di condannare Silvio Berlusconi a cinque anni di reclusione per corruzione dei giudici romani nell'ambito dell'affare Sme. «Ci sono le prove del coinvolgimento di Berlusconi» ha detto il rappresentante dell'accusa che poi ha spiegato: «Non possono essere concesse le attenuanti generiche perché lo stato di incensuratezza non basta al riguardo». De Petris ha anche ricordato: «La compravendita della funzione giudiziaria mina la fiducia dei cittadini nello Stato». L'avvocato dello Stato, Domenico Salvemini, ha chiesto il risarcimento di un milione e centomila euro, a nome della Presidenza del Consiglio, nei confronti dell'ex premier.
Bondi: "Persecuzione politica" "Sento il dovere in nome del primo partito italiano di rivolgere l'invito al Capo dello Stato e ai vertici delle istituzioni democratiche a tener conto del fatto che siamo di fronte a una continua, incessante, impressionante, decennale persecuzione politico-giudiziaria contro l'esponente politico prima presidente del Consiglio e oggi leader dell'opposizione". Questo il commento sdegnato di Sandro Bondi, coordinatore nazionale di Forza Italia.
Rotondi: "Il Cavaliere rimonta e i giudici tornano all'opera" "Siamo stanchi di ripetere una cosa ovvia: Berlusconi rimonta, i giudici si mettono all'opera". È il commento di Gianfranco Rotondi, segretario della Dc per le Autonomie, alla richiesta del pg al processo d'appello sulla vicenda Sme. "Non crediamo ad una parola delle scartoffie che vengono addebitate a Berlusconi con la richiesta di condanna a cinque anni - aggiunge -. Anzi, grazie ai signori giudici perché più martirio ci danno più voti ci regalano. Manca solo che si accusi Berlusconi anche delle Torri Gemelle perché nessun assalto giudiziario può distrarre gli italiani dal fallimento di Prodi».
Cicchitto: ci risiamo... riparte l'aggressione "Ci risiamo. Riparte l'aggressione politico-giudiziaria di alcuni magistrati nei confronti di Berlusconi. E, cosa ancor più grave, il Pg di Milano chiede una condanna per il leader del centrodestra in un processo che già la Cassazione, per tutti gli altri imputati, ha spostato a Perugia dichiarando l'incompetenza territoriale del capoluogo lombardo". Attacca Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia. "Invece di fare ammenda, di chiedere scusa se per oltre dieci anni si sono torturate persone senza averne la competenza, e quindi di uniformarsi alla Suprema Corte, il Pg sceglie ancora una volta il colpo mediatico ad effetto. Quando si invoca - aggiunge - una fase di pacificazione è necessario tenere anche nel dovuto conto l'intromissione continua di una parte della magistratura nel dibattito parlamentare e l'uso della leva giudiziaria a fini politici, che da più di dieci anni rende particolarmente duro e drammatico lo scontro politico in Italia".
Ghedini: la richiesta è una ferita alla vita democratica «Anziché perseguire coloro che commettono gravi reati, che rendono insicura la vita dei cittadini, i magistrati milanesi continuano a perseguire Berlusconi per fatti di vent'anni or sono. Fatti quali la vicenda Sme che, anziché un processo penale, avrebbero dovuto comportare un elogio per Silvio Berlusconi che ha evitato una vera e propria svendida a danno dello Stato e dei contribuenti oppure per altri fatti quali quelli, correlati alle dichiarazioni della Ariosto, la cui insussistenza è risultata conclamata durante il dibattimento di primo grado». Lo dichiara il senatore di Forza Italia Niccolò Ghedini, avvocato difensore del leader della Cdl.
«In un momento in cui la vita politica del Paese è attraversata da gravissimi problemi di governabilità interna e di sicurezza internazionale - continua Ghedini - ostinarsi a chiedere la condanna del leader dell'opposizione, che già è stato riconosciuto innocente perchè il fatto non sussiste, per la sua estraneità e comunque per il decorso del tempo, sulla base degli stessi elementi già valutati in primo grado, è davvero una straordinaria ferita per la vita democratica del Paese e per i principi del diritto».