Diciotto dipendenti, trentasei anni di storia, sette canali di cui cinque dedicati alla Liguria, un milione e duecentoduemila spettatori certificati Auditel, oltre cento impianti di diffusione. Numeri che rischiano di essere azzerati di colpo. Cancellati insieme allo storico marchio di Telegenova, seconda emittente privata italiana, nata solo dopo Telebiella, che sta vivendo il momento più terribile della sua storia al servizio dei telespettatori genovesi. Ieri mattina erano in Regione tutti i 18 dipendenti cui è stato pagato appena lunedì mattina la seconda parte dello stipendio di luglio, con la consapevolezza che allo stato attuale rischiano di essere gli ultimi soldi che riceveranno.
Una situazione particolarmente paradossale se si pensa che Telegenova è solo vittima del dissesto del gruppo «Profit» della quale fa parte. Lemittente ligure infatti ha conti in attivo e rischia la sua stessa esistenza per debiti di circa 60 milioni tutti contratti dalle altre società della galassia di Raimondo Lagostena. Guidati dal volto simbolo dellemittente Franca Brignola, giornalisti, operatori, tecnici e operai di Telegenova hanno chiesto e ottenuto udienza in consiglio regionale. Hanno fatto presente che lo stipendio di luglio è stato pagato solo grazie a un anticipo sugli oltre tre milioni di euro che il governo ha stanziato per lemittenza locale a livello nazionale. Pochi soldi arrivati peraltro in Lombardia come contributo al passaggio al digitale (che in Liguria tarderà ancora un altro anno) e redistribuiti tra tutte le società del gruppo «Profit».
I consiglieri regionali di tutti gli schieramenti si sono impegnati a chiedere al governo di sbloccare subito anche gli altri soldi, ben consci (a parte lassessore Enrico Vesco che ha preferito tentare la speculazione politica) che la risposta che si aspetta Telegenova è di tuttaltro tenore.
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