Il caso Unicredit in ostaggio del valzer sul direttore generale

La scelta del direttore generale di Unicredit appare sempre più una vicenda paradossale, a dimostrazione che il divorzio dal ceo Alessandro Profumo ha lasciato il segno. L’ultima indiscrezione è quella che ipotizza una doppia direzione, con l’introduzione della figura del «coo», chief operating officer, cosiddetto direttore operativo. Chissà: può essere la quadratura del cerchio. Ma di certo ha il sapore dell’ennesima trovata per non scontentare nessuno.
In Unicredit, dopo la nomina di Federico Ghizzoni a ceo, ci sono tre vice: Sergio Ermotti capo del corporate, Roberto Nicastro del retail e Paolo Fiorentino (global banking services). E la situazione è diventata tale per cui, nominando uno di loro alla direzione generale, gli altri due si offendono e magari se ne vanno, gettando il gruppo in un ulteriore imbarazzo. La soluzione più semplice sarebbe quella di lasciare tutto così com’è: Ghizzoni ceo e tre vice che si suddividono le deleghe. Ma non si può perché pare che Bankitalia chieda una direzione generale, casella che in passato era occupata dallo stesso Profumo. Per questo le ipotesi che si sono moltiplicate in questi giorni sono state tutte quelle possibili. Matematicamente si tratta di 6 diverse combinazioni: Ermotti, Nicastro o Fiorentino dg. Oppure una doppia direzione composta da Ermotti-Nicastro, o da Nicastro Fiorentino; o da Fiorentino-Ermotti. Come in un girone all’italiana. Tanto che, in queste due settimane seguite alla nomina di Ghizzoni, sul mercato circolava di volta in volta una piuttosto che un’altra di queste soluzioni. Per questo è netta l’impressione che, tra il presidente Rampl, i diretti interessati e i grandi soci, si stia cercando un accordo più «politico» che non di merito. Come se per la banca una soluzione valga l’altra. Mentre il titolo langue, in Borsa (ieri -1,1%) a quota 1,8 euro per azione. Vedremo. Al momento non risulta ancora convocato il cda decisivo, necessario per ratificare un’eventuale nomina che deve passare anche attraverso un comitato apposito. Non è chiaro se il cda si terrà presto oppure insieme con il varo di Banca Unica previsto per l’1 novembre. In ogni caso, per convocare un board bastano solo 24 ore di preavviso. L’unica cosa certa, fino ad ora, è che di fatto proseguono i colloqui al vertice per superare l’impasse e arrivare ad una soluzione condivisa.


Ieri sono intanto riprese le trattative (che proseguiranno anche oggi e domani) tra azienda e sindacati sui 4.700 esuberi. Tra le parti c’è ottimismo e la volontà di raggiungere un accordo entro la fine del mese, appunto prima del varo della Banca Unica.

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