Caso Unipol, è bufera sui banchieri di Consorte

Caso Unipol, è bufera sui banchieri di Consorte

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Nell’inchiesta sull’ex numero uno di Unipol Giovanni Consorte arrivano i primi provvedimenti. Certo non in Italia, dove le indagini sulla scalata a Bnl attraversano una fase di approfondimento, ma in Lussemburgo. I tre partner di Deloitte Luxembourg che avevano costruito nell’estate del 2002 l’operazione di rientro da 11,4 milioni di Consorte & C. pagati da Chicco Gnutti, sono «dimissionari». Una scelta che arriva dopo l’ispezione interna disposta da Deloitte New York a seguito dei retroscena sulla vicenda svelati da Il Giornale. La scelta riguarda i mauriziani David De Marco, Bruno Beernaerts e Alain Lam, cugino del numero uno nel Granducato.
A iniziare da De Marco, i tre rappresentano il vertice del dipartimento Consulenza fiscale di Deloitte Luxembourg. In particolare sono gli stessi che predisposero l’emissione di obbligazioni dalla Mentor Sa con il relativo acquisto da parte di Consorte, del suo braccio destro Ivano Sacchetti e il figlio di quest’ultimo Marco. Obbligazioni che poi, si ricorderà, arrivarono monetizzate in Italia grazie a un utilizzo improprio dello scudo fiscale. In pratica si sospetta che l’emissione stessa delle obbligazioni sia stata retrodatata per permettere ai capitali di rientrare nella «finestra» temporale prevista per lo scudo fiscale.
Tra i colleghi il passo indietro viene spiegato con l’idea di mettersi in proprio. Vi sarebbero stati anche dei contatti con altri dipendenti di Deloitte per aprire nuovi uffici. In realtà pesa sia la verifica interna avviata dalla sede centrale di New York sia e soprattutto la visita della polizia giudiziaria del Granducato che per un’intera giornata si è intrattenuta negli uffici lussemburghesi. L’iniziativa non nasce da attività rogatoriale della Procura di Milano che ha iniziative ufficiali solo in Svizzera e, proprio da oggi, a Montecarlo. Quindi si tratta di accertamenti stimolati dalle autorità del Granducato. Difficile capire, al momento e visto il riserbo, se tutto nasce da attività delle agenzie investigative dello Stato (come sta accadendo alle Cayman su un altro filone investigativo), della locale procura, oppure a seguito di un’iniziativa dell’ordine dei commercialisti, che a sua volta ha aperto una sua inchiesta interna per accertare eventuali responsabilità. Di certo filtra imbarazzo con decisioni interne da prendere in tempi brevi perché il dipartimento delle Consulenze fiscali dell’azienda che conta circa 800 dipendenti nel Granducato, si trova così senza più manager di riferimento.
Insomma, la vicenda Mentor-Consorte scuote gli ambienti finanziari del Lussemburgo, Paese non abituato a vivere scandali e con rigide normative sul segreto professionale e bancario. Già in precedenza, Deloitte Luxembourg non aveva voluto commentare la vicenda, rispondendo con un no comment agli interrogativi rivolti. Ora la situazione si fa più complessa. La Procura di Milano sta infatti valutando se e in che termini inoltrare una rogatoria in questo Paese per far confluire gli atti dell’operazione Mentor nell’inchiesta milanese su Consorte e sui suoi più stretti collaboratori.
Ma per ora gli sforzi sono concentrati altrove.

A iniziare dalla chiusura sul filone dell’aggiotaggio nella scalata primaverile ad Antonveneta e che riguarda circa 35 posizioni. I magistrati hanno fatto digitalizzare 35 faldoni pronti per finire allegati all’avviso conclusione delle indagini preliminari.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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