Milano - La Procura di Milano ha chiuso le indagini nei confronti di quattro persone tra cui l’ex titolare della Research Control System, Roberto Raffaelli, l’imprenditore Fabrizio Favata e il fratello del premier, Paolo Berlusconi, per la vicenda del "passaggio di mano" dell’intercettazione tra Piero Fassino e Giovanni Consorte ("abbiamo una banca") nel corso dell’inchiesta sul tentativo di scalata di Unipol a Bnl. Paolo Berlusconi è indagato dalla Procura, in vista della richiesta di rinvio a giudizio, non solo per ricettazione e millantato credito, ma anche per concorso in rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio, in "qualità di editore del quotidiano il Giornale che il 31 dicembre 2005 pubblicò la conversazione intercettata nonostante fosse coperta dal segreto istruttorio.Cosa c'è di nuovo rispetto a quello che si sapeva già rispetto a questa inchiesta? che i pm hanno aggiunto un'accusa in più: quella di violazione da parte di Paolo Berlusconi di aver concorso in rivelazione e utilizzazione del segreto d'ufficio. Cosa strana, questa, attribuita a un editore, visto che il compito dei suoi giornalisti e quello di pubblicare notizie inedite, e soprattutto vere.
Nell’avviso di conclusione delle indagini sulla vicenda del passaggio di mano dell'intercettazione Fassino-Consorte il premier Silvio Berlusconi risulta parte lesa per un tentativo di estorsione messo in atto dall’imprenditore Fabrizio Favata. Favata, che aveva raccontato agli inquirenti milanesi di aver portato ad Arcore e fatto ascoltare a Silvio Berlusconi la nota intercettazione, alla vigilia del Natale 2005, venne arrestato il 25 maggio scorso per estorsione (ora è ai domiciliari). Secondo l’accusa, avrebbe chiesto e ottenuto denaro da Roberto Raffaelli, responsabile della Rcs, società che si occupava di intercettazioni telefoniche, con la minaccia di denunciarlo all’autorità giudiziaria come colui che aveva rivelato atti d’indagine coperti da segreto, ovvero il contenuto dell’ormai famoso nastro.
Anche Silvio Berlusconi è parte lesa di un tentativo di estorsione perchè, come si legge nell’ avviso firmato dal pm Maurizio Romanelli, Favata "mediante contatti telefonici e personali con l’avvocato Ghedini Niccolò" e con un collaboratore del suo studio, aveva minacciato "di denunciare all’autorità giudiziaria" o "di riferire a testate giornalistiche" la vicenda del passaggio di mano dell’intercettazione, in cambio di denaro.
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