Milano - «Notizie riservate» che viaggiano al telefono, da via Stalingrado al Botteghino. L’estate 2005 delle scalate bancarie è una fitta trama di comunicazioni tra finanza e politica, che la Procura di Milano giudica «rilevanti». Da un lato l’allora numero uno di Unipol, Giovanni Consorte. Dall’altra, i vertici dei Ds. Piero Fassino, segretario della Quercia, e Massimo D’Alema, ora ministro degli Esteri e all’epoca presidente del partito. «Conversazioni - scrive il pubblico ministero Luigi Orsi nella memoria depositata lunedì nel corso dell’udienza davanti al gip Clementina Forleo, che deve decidere dell’ammissibilità delle 73 telefonate tra gli indagati coinvolti nell’inchiesta su Rcs, Antonveneta e Bnl, e alcuni politici - che costituiscono esclusiva fonte di prova rispetto a due episodi di insider trading, nonché decisivo elemento di riscontro dell’ipotesi di reato di aggiotaggio».
Per i magistrati milanesi, dunque, non si tratta di semplici «telefonate di un amico», o di «normali contatti» con i manager della compagni assicurativa (come nelle scorse settimane aveva ripetuto lo stesso Fassino), ma di presunti abusi di informazioni privilegiate imputabili a Consorte. Due le conversazioni al centro dell’interesse della Procura. La prima, datata 14 luglio 2005, è registrata sull’utenza di Nicola Latorre, braccio destro di D’Alema. Consorte affronta alcuni «snodi» della scalata in corso. Argomento delicato, tanto che D’Alema lo avverte di stare «attento alle comunicazioni» e lo invita a parlargli «di persona». La seconda, del 17 luglio, coinvolge Fassino, al quale Consorte comunica fra l’altro di avere «il 51,8 per cento di Bnl» e di aver coinvolto «nell’operazione quattro banche cooperative che fanno capo a Stefanini». Il leader ds, a quel punto, «chiede istruzioni» a Consorte perché, spiega, «devo incontrarmi con Luigi Abete», il presidente di Bnl.
Nelle 14 pagine di memoria, il pm Orsi sottolinea che le «comunicazioni telefoniche intercettate cadono temporalmente proprio nel corso del periodo in cui il reato di aggiotaggio ipotizzato si sta consumando (giugno-luglio 2005). Nel corso di queste conversazioni, infatti, l’indagato Consorte espone ai suoi interlocutori quello che sta facendo, esplicita la logica della sua condotta, fornisce particolari operativi, solleva obiezioni strategiche e tattiche». Ipotesi insider. Perché «nel corso della conversazione del 14 luglio 2005, intervenuta con l’on. D’Alema, Consorte informa l’interlocutore che il lunedì successivo (il 18 luglio) Unipol lancerà l’Opa. Questa comunicazione riguarda una notizia riservata che Consorte porta a conoscenza di una persona estranea al novero di quelle legittimate a conoscerne riservatamente». «Così operando - continua il pm - Consorte consuma un fatto di insider trading (abuso di informazioni privilegiate) e la conversazione telefonica è l’unica fonte di prova di questo fatto di reato». Ancora, «nel corso della con l’on. Fassino, Consorte reitera la propalazione di informazioni privilegiate, scandendo i nomi dei soci che lo affiancheranno l’indomani nel lancio dell’Opa».
La replica di Consorte è affidata alla nota in cui l’ex presidente della compagnia assicurativa ribadisce che «tutte le operazioni relative all’Opa obbligatoria di Unipol su Bnl sono state condotte nella piena legalità, nella trasparenza e nel rispetto delle leggi e delle normative». Inoltre «sono state deliberate dal cda di Unipol e tutti i comunicati stampa predisposti da Unipol per il mercato sono stati preventivamente concordati con la Consob». Di nuovo, «le telefonate intercorse con i politici sono state tutte di carattere informativo e non intromissivo nell’operazione Bnl».
Diverso il parere della Procura, per la quale è indispensabile che quelle telefonate siano ammesse al processo per provare il reato.
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