Roma - Tommaso Padoa-Schioppa, mercoledì in Senato, ha sfidato chiunque a dimostrare un legame tra Unipol e gli ufficiali della Guardia di Finanza della Lombardia di cui, secondo le accuse del generale Roberto Speciale, Vincenzo Visco chiese il trasferimento nel luglio 2006. «Il nesso manca del tutto», per il ministro dell’Economia.
Eppure, proprio lui cita nel suo intervento in aula (depositato a Palazza Madama), una lettera datata primo giugno 2006, scritta dal capo della Procura Manlio Minale al comandante regionale della Guardia di Finanza in Lombardia, Mario Forchetti, dicendo che colpevolmente Speciale non ne avrebbe informato il viceministro.
Però, Padoa-Schioppa non ne cita il contenuto. Contenuto illuminante, perché dimostra che almeno due degli ufficiali a rischio trasferimento avevano indagato proprio su Unipol.
Si tratta di una sorta di encomio per il lavoro svolto, insieme alla Procura meneghina, da Rosario Lorusso e Virgilio Pomponi. I due colonnelli sono l’uno a capo del Nucleo regionale di Polizia tributaria e l’altro a capo del Nucleo provinciale di Polizia tributaria e, naturalmente, dipendono da Forchetti, il terzo che doveva essere trasferito secondo Visco.
E perché Minale loda Lorusso e Pomponi? Perché i «risultati lusinghieri», ottenuti su alcune importanti indagini «non avrebbero potuto essere perseguiti senza la collaborazione preziosissima» offerta proprio da Lorusso, Pomponi e dagli uomini che dirigono. Quali sono queste inchieste «assai vaste e complesse» ? Minale le elenca: Parmalat, Enel Power, Euronord e quella «di vastissimo respiro e significazione Antonveneta». Parlare di Antonveneta, vuol dire parlare di Unipol.
Minale esprime il suo «più vivo compiacimento» e il suo «personale apprezzamento per l’attività di indirizzo e coordinamento», svolta dai due ufficiali «nelle loro rispettive collocazioni e funzioni» e auspica «nello specifico interesse delle indagini, la continuità nell’azione di comando dei rispettivi reparti». A Pomponi il procuratore aggiunge anche una lode riguardo al gruppo creato per l’indagine Ifil, «che non soltanto ha offerto una risposta pienamente adeguata alle esigenze investigative, quanto rappresenta un esempio di collaborazione tra reparti da applicare con sistematicità».
Due esempi da indicare a tutti, quelli di Pomponi e Lorusso, perché secondo Minale la loro opera «si è distinta per la particolare perspicacia investigativa e per l’altissima professionalità, quest’ultima particolarmente preziosa in considerazione delle novità normative che hanno caratterizzato il lavoro della Procura».
E invece, evidentemente in quell’inizio estate per Pomponi e Lorusso già si parlava della possibilità di trasferimenti. Così, l’alto magistrato vuol far sapere ai vertici della Guardia di Finanza che i due ufficiali gli servono al loro posto. E questo, spiega Minale, «nel momento in cui la Procura si avvia a formulare le prime conclusioni nell’indagine Antonveneta, vicenda giudiziaria esemplare sotto ogni aspetto ed in particolare con riguardo alla collaborazione professionalmente qualificata offerta dalla Guardia di Finanza e dai reparti già richiamati».
Si può lavorare su Antonveneta senza indagare su Unipol? L’indagine sulla scalata alla banca padovana ha visto coinvolti gran parte dei protagonisti dell’Opa su Bnl e cioè: l’allora amministratore delegato della Banca Popolare Italiana Gianpiero Fiorani, l’imprenditore immobiliare Stefano Ricucci e l’ex presidente della compagnia assicurativa delle Coop rosse Giovanni Consorte, con il suo vice Ivano Sacchetti. Le intercettazioni raccolte nell’inchiesta su Antonveneta hanno poi portato alla nuova inchiesta sulla scalata alla Bnl da parte di Unipol e sulle manovre di Ricucci su Rcs.
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