Peggiora sempre di più la situazione economica nel mondo produttivo lombardo, almeno a giudicare dalle pratiche di richiesta per la cassa integrazione sul territorio di Milano e provincia. Nel primo quadrimestre del 2009, infatti, le ore di cassa integrazione per gli operai delle 60mila piccole e medie imprese aderenti a Confapi Milano, infatti, sono addirittura il doppio di quelle chieste complessivamente lo scorso anno. Basta unocchiata veloce per rendersene conto: 872840 ore solo tra il gennaio e laprile 2009 contro il monte ore complessivo del 2008, 467207 ore. Aumenta ovviamente anche il numero delle aziende coinvolte - 128 solo su Milano e provincia nel primo quadrimestre 2009 contro le 80 totali del 2008 - e il numero dei lavoratori: 2468 per quattro mesi contro i 1451 complessivi dellanno precedente. In particolare difficoltà i lavoratori del settore meccanico (76%), chimici plastici (14%) e dai grafici(4%). «Siamo di fronte alla più grande crisi degli ultimi ventanni - lancia lallarme Paolo Galassi, presidente di Confapi Milano -: le piccole e medie imprese costituiscono il 95%. Rispetto a un anno fa la produzione industriale è scesa del 20%, gli ordinativi del 33% e le esportazioni del 25%».
In lievissima diminuzione il dato cassa integrazione straordinaria in deroga, passato da 46 dipendenti nel marzo 2009 a 39 dellaprile 2009. Di cosa si tratta? La cassa guadagni straordinaria integra il reddito di quei lavoratori che a causa di crisi aziendali di carattere strutturale (la cassa integrazione ordinaria si applica alle crisi aziendali temporanee) devono ridurre lorario di lavoro o sospendere la loro attività. In base allaccordo tra Regione Lombardia e Ministero del Lavoro sono stati destinati 15 milioni di euro alla concessione o alle proroga dei trattamenti di cassa integrazione straordinaria delle imprese lombarde che non possono accedere agli ammortizzatori sociali previsti dalla Finanziaria 2008.
Cosa dobbiamo aspettarci? È nero il futuro per le piccole e medie imprese lombarde: «I dati dei primi giorni di maggio fanno temere il peggio - commenta Galassi -: il numero delle pratiche presentate, infatti, non accenna a diminuire. La situazione è veramente terribile, se si pensa che in media le nostre 60mila aziende stanno perdendo il 30% del lavoro. Non solo, gli imprenditori che non hanno in previsione aumento del volume di affari saranno costretti a licenziare i dipendenti. Discorso che se vale per le medie imprese (cioè dai 40 ai 200 dipendenti) diventa tragico per quelle con meno di 15 operai: lasciando a casa anche solo un paio di persone si mette a rischio lintera produzione».
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