"La cassaforte? Sì, è qui ma è vuota"

Un'estenuante caccia al tesoro: dall’Ufficio di bilancio al Cesis: un mare di reticenze. Poi la verità. Il responsabile del forziere: è a Palazzo Chigi ma di monili non c’è traccia

"La cassaforte? Sì, è qui ma è vuota"

Ecco la trafila delle telefonate (tutte registrate) fatte dal Giornale per venire a capo del mistero dei gioielli di governo. Alla prima risponde Massimo Sgrelli, capo del Dipartimento Cerimoniale di Palazzo Chigi. Dottore, vi occupate voi della restituzione dei doni ai membri del governo? «Assolutamente no. Trattiamo di altre questioni, per questa vicenda so che è passato un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri e che dovrebbe esser stato approntato anche un registro. Però, su due piedi, non so come aiutarvi. Secondo me dovreste rivolgervi all’Ufficio Bilancio». Detto, fatto. La responsabile, consigliere Luisa Grande, è in ferie. Chi la sostituisce è categorica: «Guardi, per quanto è di nostra conoscenza, qui al Bilancio, la questione dei gioielli noi non la trattiamo». A chi rivolgersi, allora? «La strada più breve è quella degli uffici del segretario generale della presidenza del Consiglio. Loro sicuramente sanno qualcosa».
Detto, fatto. Chiediamo lumi direttamente al segretario di Palazzo Chigi, Carlo Malinconico. «Attenda un attimo...». La cortesissima segretaria del Segretario generale ci mette in attesa. «No, guardi, il dottor Malinconico al momento è in riunione. Comunque prendo nota della sua chiamata e delle informazioni richieste, le riferisco al dottor Malinconico che la richiamerà se, e quando, lo riterrà opportuno...». Grazie, prego. In attesa del segretario Malinconico, così per scrupolo, ci informiamo presso gli uffici dei servizi di sicurezza. Le smentite in serie circa l’esistenza dei gioielli di Prodi nei forzieri dei Servizi arrivano tutte da fonti di primo livello: «Non ci sono mai state stanze blindate per custodire beni della presidenza del Consiglio», è la risposta unanime. «Solo il precedente direttore del Cesis, Emilio Del Mese, aveva predisposto degli uffici blindati per accogliere le armi delle scorte».
Serve però l’ufficialità. La sollecitiamo al direttore del Cesis, generale Giuseppe Cucchi, passando per la sua segreteria speciale. Passano ore prima di ottenere un contatto. «Per quanto ne sappiamo - spiegano all’ufficio di coordinamento degli 007 - escludiamo al 99,99 per cento l’esistenza di una stanza blindata qui al Cesis con gioielli o altri beni della presidenza». Grazie, prego.
Squilla ancora il telefono del Giornale. È la segreteria generale di Palazzo Chigi: «Sono il dottor Carlo Sica, mi ha detto di chiamarla il dottor Carlo Malinconico che adesso è occupato. Se posso esserle utile...». Spieghiamo che vorremmo sapere qualcosa di più sui gioielli fantasma. Dove sono, quanti sono, chi tiene il registro delle consegne. «Guardi, adesso su due piedi, non so essere preciso. Abbiamo istituito un registro che però è tenuto dall’Ufficio di Bilancio». No, guardi, al Bilancio dicono di non saperne nulla. «È strano, perché è quello che deve dare la stima, le valutazioni, per i regali ricevuti. Lo stesso decreto prevede l’istituzione di un registro nel quale segnare il bene, il valore, chi lo ha consegnato, chi lo ha ricevuto per parte italiana».
Sì, dottor Sica, ma chi materialmente custodisce questi regali? Si è parlato di una stanza blindata al piano terra di Palazzo Chigi. «Guardi, non so... sul momento non... beh... dobbiamo risentirci... ora, sul momento... personalmente so di qualche regalo consegnato, di qualche orologio... preziosi di una certa consistenza». Grazie, dottore. Ci perdoni l’insistenza, ma ci può dire qual è l’ubicazione della stanza blindata e chi materialmente tiene il registro dei regali? «Mah, probabilmente farà capo all’ufficio del Segretario generale. Comunque mi informo e vi richiamo». Grazie. Il tempo di fare altre due telefonate a Palazzo Chigi e squilla ancora il telefono del Giornale. È nuovamente il Cesis: «Allora. Volevamo dire, precisare, rispetto a prima, che, cioè, effettivamente... come Dipartimento della Presidenza del Consiglio i regali in questione vengono effettivamente messi in una nostra (incomprensibile)... stanza con adeguate misure di sicurezza... Si tratta dei regali mandati al presidente del Consiglio che eccedono i 300 euro». Quindi li ha il Cesis questi regali? «Diciamo... che sono da noi essendo noi un dipartimento della Presidenza del Consiglio. L’elenco delle cose, ovviamente, è anche in dotazione al segretario generale della presidenza del Consiglio».
Non facciamo in tempo a ragionare sulla novità dell’ultima ora che il centralino del Giornale è contattato ancora dall’ufficio del segretario generale di Palazzo Chigi. «Pronto? Salve, sempre il dottor Sica, sempre a nome del segretario Malinconico». Dica. «Una premessa. Io non so quante cose posso dire perché ci sono profili di riservatezza, posso affermare però che il registro è stato istituito, che esiste una struttura blindata che però non posso rivelare ovviamente dove si trovi per evitare l’intrusione di persone poco commendevoli». In che senso, scusi? «Nel senso che se lei mi dice se la cassaforte sta a Palazzo Chigi, e io le dico sì, ovviamente tutti sanno che si trova a Palazzo Chigi. E se poi ci vanno i ladri?». I ladri, che c’entrano i ladri? «Non insista, ci sono profili di riservatezza. Sul registro della presidenza, invece, ci sono tutti i regali». Quali? «Dunque... due parure di diamanti, più due statue, un fucile, un vaso, un orologio di Bulgari, un servizio in argento, tutta roba ancora da stimare». Nessun oggetto è stato venduto? «Nessuno, solo per una scatola in argento con due gazzelle su base di marmo è stata indicata l’assegnazione ad una determinata amministrazione». Ci perdoni l’insistenza, dottor Sica. Ma ci dice chi ha in mano materialmente il registro? Chi è stato incaricato di approntare la stanza blindata con la cassaforte? Chi è che custodisce i regali? «Il registro è presso l’ufficio del Consegnatario che registra tutti i beni che sono in presidenza». Nella persona di? «Il capo dell’ufficio è il generale Antonio Ragusa». È lui che gestisce tutto, custodia e registro dei gioielli? «Lui, certo. Sa tutto».
Rintracciamo e chiamiamo questo generale. Parla Antonio Ragusa? «Sì». Senta, ci può chiarire questa storia dei gioielli donati al governo? «Per quel poco che posso dire, confermo di essere l’incaricato ufficiale a tenere il registro e a gestire la pratica. Io ho approntato la stanza blindata con la cassaforte che è all’interno di Palazzo Chigi». Dentro il palazzo? «Sì, dentro». E quanti gioielli avete registrato fino ad oggi? «Beh... non ne posso parlare, però al momento nessuno. La cassaforte è ancora vuota».

Ma è sicuro? «Come sicuro? Sono l’incaricato ufficiale, lo saprei no? Arriveranno». Ma scusi ancora generale, il premier e sua moglie dicono di aver consegnato i gioielli, il fucile in oro, due statue... «(silenzio) Arrivederci». Clic.
Gian Marco Chiocci

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