La Cassazione sentenzia: l’Unione ha vinto ma solo per 24mila voti

Dopo i controlli assegnati 1.383 consensi in più alla Cdl e 914 al centrosinistra. Respinto il ricorso dell’ex ministro Calderoli sulle 45mila preferenze raccolte dalla Lega alleanza lombarda

Anna Maria Greco

da Roma

A nove giorni dalle elezioni la Cassazione dice sì, l’Unione ha davvero vinto. Solo per 24.755 voti alla Camera, ma ha vinto. La differenza tra le due coalizioni si è ridotta di 469 voti, rispetto ai dati provvisori diffusi dal Viminale all’alba dell’11 aprile: era infatti di 25.224 voti. Ma il risultato non cambia.
I controlli a tappeto nelle 26 circoscrizioni elettorali sono finiti, con il vaglio attento soprattutto delle schede contestate; la Suprema Corte ha fatto tutte le verifiche formali sui verbali affluiti al Palazzaccio e ha riassegnato 914 voti all'Unione e un po’ di più, 1.383, alla Cdl. La situazione, però, è rimasta pressoché invariata rispetto a quella emersa all’indomani delle elezioni.
Ora l’ufficio nazionale centrale fornisce i numeri di un’Italia spaccata, in cui solo per un soffio uno schieramento supera l’altro. Ecco come la descrive, nel freddo linguaggio burocratico che contrasta con lo scontro di passioni di questi giorni, la circolare della commissione elettorale presieduta dal magistrato Giovanni Paolini: «La coalizione di liste avente come capo Prodi Romano ha conseguito la cifra elettorale nazionale di 19.002.598, mentre la coalizione di liste avente come capo Berlusconi Silvio ha conseguito la cifra elettorale nazionale pari a 18.977.843».
Questo, su un complesso di voti validi di 38.153.343, compresi quelli assegnati in un secondo momento. Il totale delle cifre nazionali delle coalizioni delle liste ammesse, e cioè Casa delle libertà ed Unione, è 37.980.441. Nessuna lista non collegata ha superato i quorum richiesti e la Cassazione ha attribuito quei voti ai due poli.
Tra i voti che portano alla vittoria dell'Unione la Suprema Corte ha ritenuto di dover computare anche i 44.589 della Lega per l'autonomia alleanza lombarda - Lega pensionati. È stato, dunque, respinto il ricorso sulla circoscrizione Lombardia 2, presentato il 18 aprile dall’ex ministro leghista Roberto Calderoli. Per l’ufficio nazionale elettorale non è previsto tra i requisiti di ammissibilità di una lista e del suo eventuale collegamento ad una coalizione, quello della presentazione in più circoscrizioni elettorali e quindi è consentito che si presenti anche in una sola, come ha fatto la Lega alleanza lombarda.
Ma il coordinatore della segreteria nazionale della Lega Nord ancora non si arrende: «Attendo di vedere le motivazioni», dice Calderoli. Il verdetto della Cassazione per l'ex ministro dà l’impressione di essere un po’ affrettato. «Rispetto alla nostra istanza - spiega - la risposta deve essere motivata. Quindi attendo di leggere cosa c'è scritto nei verbali. I tempi con cui sono arrivati i numeri, le istanze, le risposte mi fanno pensare che l'esame avrebbe potuto essere un attimo più lungo».
Il centrodestra aveva sollecitato martedì la Cassazione a garantire il risultato elettorale «al di là di qualunque ragionevole dubbio». Ora che il verdetto è arrivato, con la proclamazione dei risultati complessivi delle elezioni e la proclamazione degli eletti affidata agli uffici circoscrizionali presso le Corti d'Appello, il procedimento elettorale si chiude. «La palla - spiega il costituzionalista Beniamino Caravita - passa al nuovo parlamento che è il giudice delle elezioni: le nuove Camere eleggono le Giunte provvisorie per le elezioni, alle quali tocca il compito di esprimersi su eventuali ricorsi».
I cinque giudici dell'ufficio centrale elettorale, comunque, dovranno decidere sull'assegnazione dei seggi alla Camera che spettano alle due coalizioni: 340, secondo la legge elettorale, all'Unione e 277 alla Cdl.

Non verranno assegnati 13 seggi: i 12 legati all'esito del voto degli italiani all'estero per cui sono competenti le Corti d'Appello e quello della Valle d'Aosta. La Cassazione non ha infatti il compito di occuparsi della circoscrizione Roma-estero, né dei voti del Senato.

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