Roma - In caso di violenza sessuale di
gruppo non ci sono attenuanti per nessuno. Non evita la pena più
alta prevista in questi casi nemmeno chi non ha partecipato allo
stupro ma si è "limitato" a fare da "palo". Con la sentenza 7336 la
Cassazione ha confermato la "linea dura" seguita dal tribunale e
dalla Corte d’appello di Milano che, due anni fa, hanno condannato
a 8 anni e 8 mesi di carcere Claudio Strangi e Francesco Cannaò
che, a febbraio 2006, hanno rapinato e violentato una ragazza
all’interno del parcheggio della fermata di Bisceglie della
metropolitana milanese. La giovane stava rientrando a casa alla
chiusura del negozio di abbigliamento dove lavorava come
commessa. Minacciandola con un coltello, dopo la rapina e la
violenza, i due l’avevano costretta a riaprire il negozio per rubare
vestiti. Strangi e Cannaò erano però fuggiti abbandonando i capi
d’abbigliamento in seguito alla reazione della donna e
all’avvicinarsi di alcune persone all’esterno del magazzino.
Nessuno sconto Arrestati alcuni giorni dopo al termine di un’indagine condotta
dall’allora capo della Squadra Mobile milanese, Vittorio Rizzi
(attualmente in servizio a Roma, ndr), avevano chiesto di essere
giudicati con il rito abbreviato in udienza preliminare per ottenere lo
sconto di un terzo della pena. Contro la condanna hanno
presentato prima appello e poi ricorso in Cassazione. In particolare,
Francesco Cannaò chiedeva la riduzione della pena perché, come
accertato dagli investigatori e ricostruito dalla stessa vittima,
colpevole della violenza sessuale sarebbe stato soltanto Strangi,
mentre il suo complice sarebbe rimasto poco distante, all’interno
del parcheggio, per controllare che non arrivasse nessuno. In
particolare, nel ricorso si faceva riferimento alla diminuzione di
pena prevista dal codice penale di cui, in caso di violenza sessuale
commessa da più persone, può beneficiare "il partecipante la cui
opera abbia avuto minima importanza nell’esecuzione del reato".
Non è necessario l'atto sessuale Uno "sconto" che, per i giudici della seconda sezione penale
della Corte, in questo caso non può in alcun modo essere
riconosciuto. "Anche se l’abuso sessuale è stato messo in pratica
soltanto da uno dei correi", i giudici sottolineano "la fattiva
partecipazione dell’altro" che prima "fece spazio all’interno della
vettura" e poi restò di guardia all’esterno. "Forse - ipotizzano i
magistrati - perfino in attesa del suo turno".
Un’ipotesi motivata dal fatto che, come ha riferito la donna vittima
della violenza, "proprio l’avvertimento al compare circa
l’avvicinarsi di un elicottero della polizia" all’esterno del
parcheggio, avrebbe indotto i due a mettere fine alla violenza.
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