Alessia Marani
da Roma
Non ha dubbi il Procuratore della Repubblica di Cassino, Giovanni Francesco Izzo. A lanciare il sasso da 41 chili dal cavalcavia di Villa Santa Lucia sullautostrada del Sole la notte del 13 agosto del 2005 causando la morte di una persona e il ferimento di altre cinque, sono stati due venticinquenni del posto: Gregorio Mattia, di Piedimonte San Germano, e Agostino Mastrangeli, di Villa Santa Lucia. I due giovani hanno varcato ieri mattina lingresso del carcere della cittadina dellAbbazia dopo che gli uomini della squadra mobile di Frosinone avevano bussato alle loro porte allalba. Sono accusati domicidio volontario, aggravato dai futili motivi, e di tentato omicidio.
Una «bravata criminale», come ha tenuto a sottolineare lo stesso Izzo, la loro, che costò la vita a Natale Gioffrè, 46 anni, alla guida di una Golf centrata in pieno dal motore perso dalla Clio che la precedeva e che era, invece, stata colpita dal masso. Una tragedia avvenuta a due giorni dal Ferragosto che Gioffrè, residente ormai da anni a Torino ma originario della Calabria, intendeva trascorrere col figlio Francesco, di 15 anni, anche lui rimasto ferito, e due amici nella casa natìa. Un viaggio, però, tragicamente interrotto a pochi minuti dalle due al km 666 della A1 sul tratto Roma-Napoli. Per il gip di Cassino, Alessandra Tudino, quella notte sul cavalcavia numero 439 cerano i due, Mattia e Mastrangeli. Già allinizio della scorsa estate il cerchio sera ristretto attorno a una rosa di una decina di sospetti, tutti giovanissimi, soliti frequentare un locale non troppo distante dal cavalcavia della morte. Ieri, la svolta. «Non posso - dice per voce dei suoi avvocati Daniela Rizzo, la vedova di Natale - che esprimere soddisfazione e gratitudine per il lavoro di tutti gli inquirenti». Per la Procura ci sarebbero «prove schiaccianti» nei confronti dei due venticinquenni. Soprattutto intercettazioni telefoniche, frasi e parole che avrebbero abbattuto gli alibi dei due sospettati. Poi le perizie effettuate sulla rete metallica montata sul parapetto del ponte 439, dalla quale i poliziotti della scientifica sarebbero riusciti a individuare alcune impronte digitali; e quelle sul sasso da cui sono stati in grado di prelevare impercettibili lembi di pelle riconducibile ai presunti assassini. Non solo. Ad avvalorare la pista seguita dagli agenti, finalmente, il crollo del muro domertà che si era creato attorno alla vicenda.
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