C'è grande attesa per Madama Butterfly di Giacomo Puccini, il titolo inaugurale della stagione della Scala 2016-17. È la quinta opera più eseguita al mondo ma mai, o assai di rado, secondo la prima versione, quella del battesimo milanese del 1904: in due atti, senza la celebre aria Addio, fiorito asil, con Kate che diventa co-protagonista del finale.
Dopo la stroncatura milanese, Puccini rimodellò più volte l'opera, la rese più godibile smussando spigoli e durezze. È da 112 anni che alla Scala non si propone questa versione, così come trascorsero altri 20 anni prima che il capolavoro di Puccini rimettesse piede a Milano: ciò accadde per volere del direttore Arturo Toscanini, che propose - comunque - l'edizione addolcita. Il 7 dicembre 2016 è dunque una data storica per la Scala che - dettaglio non secondario - è da 33 anni che non apre una stagione con Puccini. Quest'anno non si gioca la carta di un cast stellare, l'unico nome di conclamata fama è quello di Carlos Álvarez, che così infila due prime della Scala consecutive. La protagonista è al suo debutto di ruolo, e alla Scala ha cantato solo nel 2009, mentre il coprotagonista, Bryan Hymel, è al suo debutto operistico milanese.
I cantanti sono intrigati dalla versione 1904: «Molto più aspra di quella cui siamo abituati, ma ha colori bellissimi», dice Álvarez.
Il regista Alvis Hermanis contrappone Oriente ad Occidente, uomini affaristi e vigliacchi a donne forti e coraggiose, l'interiorità sofferta e profonda della sposa-bambina Cio-Cio-San alla superficialità e al consumismo di Pinkerton, Goro e Sharpless. Due mondi segnati da gestualità contrapposte, l'Oriente viene riletto attraverso la lente del teatro Kabuki. La scena fissa sarà arricchita da proiezioni video che traggono ispirazione dalla pittura giapponese.
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