Cronache

Castellaneta: «Ecco le prove che i depuratori non vanno»

Il consigliere di Liguria Nuova attacca Tursi che scarica tutte le colpe su Pieve e Bogliasco

Castellaneta: «Ecco le prove che i depuratori non vanno»

(...) dei giorni scorsi, i documenti, che quasi certamente vorrà acquisire anche il pm (che «indaga a 360 gradi per non lasciare nulla al caso»), dimostrano come le preoccupazione per la salute delle acque genovesi fosse nota da tempo al sindaco Giuseppe Pericu, all’assessore Valter Seggi e a tutti gli amministratori. Più volte, fin dall’autunno scorso, il consigliere comunale Sergio Castellaneta aveva chiesto chiarimenti in aula e soprattutto interventi per far funzionare a pieno regime i depuratori. E le sue prese di posizione erano tutte documentate da materiale ottenuto, a fatica, dall’Amga e da Genova Acque. «Abbiamo dovuto presentare tre ricorsi al Tar per ottenere quelle carte - tuona il rappresentante di Liguria Nuova che annuncia per martedì un intervento in Sala Rossa sull’argomento -. Solo alla fine ce le hanno date. Riguardano i valori dei “fanghi” prodotti dai depuratori cittadini. Che se funzionassero davvero a regime dovrebbero produrre una quantità assai superiore di scarti rispetto a quella effettivamente dichiarata. Quindi o funzionano a scartamento ridotto, oppure non riescono a trattenere i fanghi, che conseguentemente finiscono in mare».
Dati tecnici, che trovano altre conferme. Ad esempio nei tempi di passaggio dell’acqua nell’impianto. «Nei documenti viene indicato ad esempio che nella sezione di ossidazione e rimozione dell’azoto, l’acqua resta meno di tre ore, mentre si richiederebbe un tempo superiore al doppio, tra le sei e le otto ore. E questo il Comune lo sapeva, perché glielo abbiamo contestato fin dall’estate scorsa, quando l’assessore Seggi ripeteva ancora che l’inquinamento di allora era dovuto alle 20.000 fosse biologiche ancora esistenti sul territorio. Ma ci vorrebbe un diluvio universale per far filtrare i liquamni dalle fosse fino al mare».
Eppure la risposta di palazzo Tursi è secca. Gli amministratori garantiscono che i depuratori funzionano tutti alla perfezione e semmai la colpa è di qualche Comune vicino, mentre in precedenza erano stati messi sotto accusa alcuni condomini di Sturla (territorio di Genova) non collegati alle fognature. «Per quanto riguarda Genova confermiamo il perfetto funzionamento dei depuratori - attaccano Luca Dallorto e Roberta Morgano -. Restano invece da collegare Pieve e Bogliasco, che continuano a scaricare in mare». Per allacciare il sistema fognario delle due località del levante con gli impianti di depurazione genovesi è pronto un progetto e sono disponibili i fondi, ma il collegamento non è ancora stato realizzato. «Non abbiamo certo intenzione di scaricare su altri la colpa - conclude la Morgano - ma solo sottolineare l'urgenza di portare a termine questo intervento».
Dalle stesse parole degli amministratori inizia ad arrivare comunque l’ammissione che l’alga potrà essere al limite accusata di «favoreggiamento» ma che nel registro degli indagati potrebbe intanto dover finire qualche persona fisica, visto che comunque l’inquinamento del mare è avvenuto «da terra». Mentre saranno compiuti accertamenti (da parte dei carabinieri del Noe) su tutte le strutture che potrebbero aver causato scarichi inquinanti. Il colpevole però, secondo Castellaneta (ma anche secondo Gianni Plinio di an che aveva sollecitato l’apertura dell’inchiesta), è da cercarsi a palazzo Tursi. «Passando le competenze sui depuratori all’Amga nel 1995 il Comune aveva già individuato lavori necessari per 120 miliardi di lire - attacca il consigliere di opposizione -. Né Amga, né il Comune si sono mai curati di realizzare questi investimenti. Così come per quanto riguarda i micidiali liquami provenienti dalla discarica di Scarpino, di cui il sindaco ha illegittimamente autorizzato lo scarico a mare senza depurazione». L’ultimo affondo, è ancora sui soldi mai spesi. «In dieci anni, grazie alla quota del 50 per cento della tariffa per la depurazione pagata dai cittadini all’Amga, l’azienda ha incassato circa 140 milioni di euro subito spendibili - insiste Castellaneta -.

Dove sono finiti questi soldi? Senza contare che la legge regionale 43/1995 concede in deroga all’Amga limiti di scarico in mare assai superiori a quelli previsti dalla legge nazionale ed europea».
Piero Pizzillo

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