Politica

Il castello dell’Innominato all’asta per debiti

Si parte da 15 milioni per il maniero del nobile immortalato da Manzoni

Stefania Vittulli

In una notte di fine settembre del 2005, a Brignano Gera d’Adda, provincia di Bergamo, il castello cinquecentesco a tre piani e 4mila metri quadrati, due cortili, scuderie, rustici, giardino all’italiana di 5mila metri quadrati e area verde di 13mila, di originaria proprietà di Francesco Bernardino Visconti - quel «malvagio e impunito assassino» che lo stesso Manzoni indicò come ispiratore del suo Innominato - ospitava, in uno spettacolo dal contenuto prezzo d’ingresso di 5 euro, i sospiri di Lucia e la brama del feudatario, a cura della Pro Loco.
Quest’anno a settembre lo spettacolo è un altro: per castello ed annessi parte la procedura di cessione al miglior offerente. Prezzo base, 15 milioni di euro. Avvertenze obbligatorie: parte del palazzotto è occupato da abusivi «inospitali» e l’intero complesso necessita di pesanti interventi di recupero, tali da eliminare quantomeno arbusti e tenaci erbacce che, come si sa, non temono nemmeno l’Innominato, e poter dare un’occhiata alla struttura. Struttura che comunque, per tornare ad un passo dagli antichi splendori, richiede almeno altri cinque milioni di euro di investimento, nonostante il restauro avviato per salvare gli splendidi affreschi dall’ultimo proprietario: Cirio Holding Spa, per conto di Sergio Cragnotti, patron della Lazio.
In verità, il complesso si divide in tre parti, una pubblica e due private: quella cinquecentesca di Palazzo Vecchio, da marzo 2004 sede del municipio; la palazzina della «Puntisela», acquistata dalla società Ferri Nardi di Castel Rozzone nel 1998, che dal 1999 ospita un ristorante, e il secentesco Palazzo Nuovo che occupa circa l'80% della superficie del castello, acquistato da Sergio Cragnotti nel 1992 con l’intento di portarlo all’antico splendore e trasferirvi il suo gruppo. E sono proprio i tre commissari di Cirio ad aver vinto la causa con la Banca di Roma - che impediva la vendita perché sulla proprietà gravava una sua ipoteca - e ad aver avviato le procedure per la vendita, che da subito ha interessato compratori svizzeri, italiani e, pare, un cinese.
D’altra parte le voci sui potenziali compratori del palazzo, in cui pare che per un periodo abbia soggiornato Francesco Petrarca, sono da anni le più diverse. Il sindaco di Brignano ha promosso, insieme alla Regione Lombardia un’offerta d’acquisto, per offrire al palazzo una destinazione degna: sede universitaria. Perché il piano regolatore prevede anche la possibilità che vi si crei un grande albergo di lusso o la sede di rappresentanza di un grande gruppo, come era nelle idee di Cragnotti.
Benedette Pro Loco, dunque. Perché spesso fanno il passo più lungo della gamba e organizzano concerti senza avere gli amplificatori. Ma sono da sempre depositarie di quella delocalizzazione del sapere che tanto servirebbe nel nostro paese per ridare dignità e diffusione ai patrimoni e alla storia dei piccoli centri. Non ci fossero, non potremmo avere appoggiarci a quelle rappresentazioni in abiti secenteschi in cui per un intero fine settimana, i soci della Pro Loco di Brignano si mettono nei panni di uno dei più celebri personaggi manzoniani e della sua corte per far rivivere a Palazzo «le oscure vicende che mutarono il tremendo maniero visconteo da luogo di prigionia e perdizione in fonte di libertà e speranza, il repentino cambiamento e la travagliata conversione dell’affascinante e ambigua figura dell’Innominato».

Benedette Pro Loco: sembra siano rimaste soltanto loro a credere che un palazzo storico nella sua storia ci debba credere e rimanere testimonianza di un patrimonio culturale, oltre che immobiliare.

Commenti