Sulla scrivania ancora non è arrivata. La lettera in cui il Cda comunica nero su bianco la cessazione dall’incarico di direttore generale per Elio Catania sembra che non sia ancora sul suo tavolo. Insomma il supermanager del la partecipata del trasporto, è stato licenziato a voce. Formalismi? Dipende dai punti di vista, anche se qualcuno potrebbe e avere qualcosa da eccepire. Così sembra che sia in corso, in maniera assolutamente riservata, un dialogo serrato per concludere il rapporto di lavoro del numero uno di Atm senza traumi. Il Comune ha auspicato e spinto per una soluzione non traumatica, anche se la questione è di stretta competenza dell’azienda. Il problema: i compensi ordinari (280mila euro lordi l’anno) fino al 2013, data di naturale scadenza del contratto, che il supermanager potrebbe volersi vedere corrisposti. Non è questa la versione di Palazzo Marino, che ritiene che con la comunicazione di cessato incarico, a Catania spetti un riconoscimento economico fino al giorno della comunicazione, ovvero giovedì. Ma su stipendi e di eventuali questioni legali al momento l’ex direttore generale mantiene il più stretto riserbo.
La rivoluzione arancione finisce qui? Non è detto. Sembra, infatti, che i vertici di foro Bonaparte stiano pensando di «sdoppiare» gli incarichi o meglio di scindere la figura operativa, fuori dal Cda, nominando un direttore generale esterno. Intanto ieri il nuovo presidente, Bruno Rota, è stato presentato ufficialmente ai dirigenti di Atm: un incontro conoscitivo, cui seguiranno nei prossimi giorni colloqui «vis à vis» per conoscere meglio i manager, capire competenze, mansioni e divisione del lavoro. Nel pomeriggio Elio Catania, ha incontrato nuovamente il suo successore per proseguire il passaggio di consegne, che porterà avanti per la prossima settimana. Catania non ha mai nascosto la sua contrarietà alle logiche dello spoil system, anche se legittime, che considera prive di senso, controproducenti, addirittura dannose per il buon funzionamento della macchina aziendale. Certo, l’ex dg avrebbe anche preferito incontrare il sindaco prima del 29 luglio, giorno in cui Pisapia ha annunciato un cambio alla guida di Atm, e non soltanto dopo. Così masticavano amaro i 30 dirigenti di foro Bonaparte, finiti nel mirino di Palazzo Marino solo per «benefit e sprechi inaccettabili». Non una parola sul lavoro fatto in questi anni, borbottavano ieri.
Critici verso il nuovo cda anche i sindacati: «A pelle ci sembra si sia riunita una congrega di esperti privatizzatori, rappresentanti di un’elite milanese che credono nella favola che la qualità trasporto pubblico locale si ottenga con la liberalizzazione» il commento di Claudio Signore, segretario generale di Cub trasporto.
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