nostro inviato a Catania
Il nuovo aeroporto di Catania, festosamente inaugurato ieri, è una rarità: la torre di controllo è più bassa della torre degli uffici. «Nessun problema di sicurezza» assicura il direttore dell'Enac locale, Antonino Bardaro, che tuttavia ammette: «Certo che sarebbe stato meglio avere la vista libera». Poi aggiunge fatalisticamente: «La torre di controllo non è antisismica, prima o poi sarà demolita». Il nuovo «Vincenzo Bellini» nasce poi con un futuro incerto: lo scalo che viene dismesso ha gestito 5,4 milioni di passeggeri nel 2006; quello nuovo ha una capacità di sei milioni. Se la crescita seguirà secondo le previsioni, in pochi anni sarà saturo. Ma anche questa prospettiva viene presa con filosofia: «La vecchia aerostazione era stata progettata per 800mila passeggeri e ha resistito oltre i 5 milioni; siamo certi che questa potrà reggerne 8-10 milioni» assicura il direttore dell'ente per l'aviazione. Il Bellini «soffre» di una gestazione troppo lunga: vent'anni. Che non sono bastati, tuttavia, a coordinare i lavori con quelli della viabilità di accesso, che s'ingorga in imbuti sovrumani e che costituisce «il problema principale dello scalo», terzo per passeggeri in Italia. Nessun cantiere, nessun lavoro in corso.
Sebbene poi le destinazioni servite, in Italia e all'estero, siano più di 80 da parte di 72 compagnie aeree, il lungo raggio resta negato perché la lunghezza della pista non permette ai grandi aerei di decollare a pieno carico. Per allungarla «si dovrebbe interrare la ferrovia», quindi se ne riparlerà: del resto la concessione alla Sac, la società di gestione, è quarantennale, c'è tempo. Un'aerostazione nuova di zecca, tecnologica e al servizio di una zona turistica, nasce infine senza un deposito bagagli. Strano. In compenso l'edificio è spazioso e luminoso, dominato da una grande parete di cristallo vista-Etna, i cui fumi ogni tanto bloccano il traffico aereo perché danneggiano i motori. Partenze e arrivi su livelli diversi, sei «finger» di attracco, più piazzole nei parcheggi remoti degli aeromobili, 20 gates, sette nastri di smistamento bagagli. Il progetto è stato firmato dall'architetto francese Paul Andreu e da un raggruppamento di società di ingegneria di Aéroport de Paris. Il costo è stato di 77 milioni di euro, in parte finanziati dall'Unione europea.
La parata di autorità locali e regionali è stata chiusa dall'intervento del ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, il quale - a margine del discorso ufficiale - ha ammesso che il tanto atteso piano per gli aeroporti è ancora «al punto iniziale: ma mi auguro che sia approvato antro l'anno». «Saranno ridisegnati i ruoli degli scali» e ammette che «molti sono spaventati»; anche perché il piano è tardivo: «Era meglio gestire lo sviluppo in una chiara cornice di riferimento». Invece è stato selvaggio.
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