Catastrofisti ambientali smentiti un’altra volta

Mi rivolgo a lei perché faccia chiarezza sul problema dei cambiamenti climatici. Ogni giorno «catastrofisti» e non si smentiscono a vicenda. Nel Tg5 del 5 ottobre si parlava dello scioglimento dei ghiacci ai Poli con relativo innalzamento delle acque e con catastrofiche conseguenze per i nostri litorali, nonché di quanto il surriscaldamento potrebbe modificare la Pianura padana. Proprio il giorno prima, sul nostro Giornale, compariva un articolo sul clima, in cui gli astronomi definivano il 2008 come l’anno più bianco dell’era spaziale, mentre per gli Oceani si prevede addirittura il rischio ghiaccio. Sono certo che lei saprà dissipare le nubi che si addensano nella mia testolina.


Siccome ben altre nubi si addensano sul nostro capo, caro Favoino, gli ayatollah dell’ambientalismo battono un po’ la fiacca. E si capisce. Non solo perché, per quanto ci riguarda personalmente, con un colpo magistrale il popolo sovrano ha «silenziato» Alfonsino Pecoraro Scanio. Ma, allargando lo sguardo sul mondo, perché la salvezza del Pianeta è un conto, la salvezza del grisbì un altro. E dunque gli ayatollah s’affannano a tempo pieno per cercare di mettere in salvo i loro gruzzoloni (l’ambientalismo è un business, campa - alla grande, alla grandissima - su donazioni e contributi pubblici) investiti dalla burrasca finanziaria. Le notizie catastrofiche sull’andamento climatico che di tanto in tanto fanno capolino non sono dunque altro che risacca, minestra riscaldata che però, per pigrizia mentale o per trantran professionale, qualcuno cerca sempre di propinare. Riciclando, ad esempio, l’incommensurabile balla dei Poli che si sciolgono (secondo il dati «scientifici» degli ayatollah, il Polo nord avrebbe dovuto squagliarsi com-ple-ta-men-te nel corso dell’estate testé tramontata. È ancora lì); delle foglie d’autunno che non sono più di quel rosso di quando eravamo bambini; dei mammiferi in via di fulminea estinzione; del tal pesciolino che risalendo il Canale di Suez ha preso dimora nel Mediterraneo (ma mai che ti raccontino degli altri pesciolini che imboccano la strada inversa); della papera dell’Amazzonia che tarda a migrare (avrà le sue buone ragioni) e d’altro simile bischerume ambientalista. Bisogna anche aggiungere che la passata stagione non ha semplicemente smentito, ma proprio ridicolizzato le previsioni - «scientifiche» - sulla galoppante desertificazione del pianeta causa aumento di cinque, sei, otto, dieci gradi delle temperature e siccità a tutto spiano (chissà se quelli dell'Espresso faranno slittare la data della completa desertificazione della Puglia, da loro annunciata per l’estate 2022, fra quattordici anni esatti). E d’accordo che gli ambientalisti di area catastrofista hanno la faccia di bronzo, ma la lega non è sufficientemente temprata per permettere loro di seguitare ad ammorbarci, almeno per il momento, col riscaldamento globale. Siccome credo più agli scienziati che non ai ciarlatani, credo più alla elaborazione e allo studio dei dati reali che non ai modelli matematici, sono dalla parte dei climatologi e dei geofisici che presumono un inverno bianco, freddo e nevoso.

Proprio un inverno «come quelli di una volta», a dimostrazione che quelli di una volta possono a tornare a essere quelli di adesso perché il clima fa sempre quello che gli pare e piace, irridendo gli Al Gore (ma sì, anche Alfonsino Pecoraro Scanio, poverello) e smentendo uno via l’altro i modelli matematici che in mano all’ambientalismo ciarlatano risultano delle vere e proprie armi di distruzione di massa dei cervelli portati all’ammasso.

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