Cronaca locale

Catella: «Regole chiare e siamo pronti a investire ancora»

Catella: «Regole chiare e siamo pronti a investire ancora»

«Chiaro che il verde è importante. Ma la qualità di una città non si misura dicendo semplicemente più verde e meno cemento». E su che cosa? «L’importante è la qualità. E questo è un concetto più complesso». A Palazzo Marino parte (o meglio riparte) l’iter del Pgt. E Manfredi Catella, amministratore delegato di Hines Italia, presentando i numeri delle vendite del mega progetto Porta Nuova, guarda già avanti. E ai 3-400 milioni di euro da investire («senza debito e magari quest’anno») tra Milano e Roma. Una cifra che potrebbe «tranquillamente raggiungere il milione e mezzo di euro, considerando il coinvolgimento dei partner e la leva finanziaria». Chiaro che si tratta di una partita importantissima per la città, soprattutto in un momento di crisi. E dall’altra parte è altrettanto chiaro l’interesse di un gruppo imprenditoriale all’investimento. Perché se è vero che i grandi progetti che collegheranno Corso Como, Isola ed ex Varesine fino a piazza Repubblica sono ormai in dirittura d’arrivo è altrettanto ovvio che chi ha denaro da impiegare, pensi già al futuro. «Milano - spiega Catella - si merita di essere una città che si riqualifica. Ci sono grandi interventi architettonici, si va verso l’Expo, la città diventa un laboratorio davvero importante». E proprio per questo, decisive diventano le decisioni che giunta e consigli comunale prenderanno sul piano urbanistico. «Il tema degli scali - spiega - è fondamentale. Ma va affrontato immaginando cosa vuol dire pensare a una grande città». E rivela come Hines stia investendo a Milano non in aree, ma in edifici da riqualificare. E per questo spera che «le decisioni sul Pgt siano rapide, perché finché le regole non sono certe, nessuno si azzarda a fare investimenti». Nessuna fretta, però. Perché «per gli operatori l’importante è che le regole siano ben chiare». E casomai chiede più attenzione al teme sempre più importante del riuso degli edifici», auspicando «incentivi per la loro rigenerazione, per la riqualificazione estetica, ma anche energetica». Un argomento fondamentale, soprattutto quando si chiedono sacrifici ai milanesi per combattere lo smog. Salvare il Parco Sud? «È un’area che si deteriora progressivamente. Si sfrangia via via con edifici occupati abusivamente, poi discariche abusive, campi rom. Solo dopo comincia il verde. Più che un parco è un’area con una componente agricola.

E il costruito può servire per creare un presidio e gli oneri per riqualificare aree verdi degradate».

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