Ha sfilato fiero in uno stadio di bandiere vikinghe ed è andato a prendersi quello che gli spettava. Nel suo giorno, nel giorno olimpico che sapeva non lavrebbe tradito. Ha sperato nelloro, ha sorriso per largento: Pietro Piller Cottrer, si regala nel terzo giorno di olimpiadi, una medaglia dargento, la più preziosa fin qui conquistata dalla compagine azzurra, la più bella per lui, almeno per oggi. Fino alla prossima sfida. Il 35 enne di Sappada ha dominato nella 15 km a tecnica libera, la sua gara, quella che ha atteso per un quadriennio olimpico, quello che lo ha fatto volare, re indiscusso dei boschi di Whistler per due terzi del percorso. Su dalla salita più agile degli altri. Fluido sui piano col suo passo spinta. Il sappadino ha ceduto solo a Dario Cologna, lo svizzero più italiano che la compagine elvetica possa vantare.
Nato e cresciuto a Tschierv (proprio sul confine con lItalia, tanto che la sua casa è proprio in «zona frontiera») da genitori italiani, il giovane fondista elvetico è nazionale rossocrociato per scelta. Di fatto, però, Cologna stenta a parlare italiano ed è nato - anche sportivamente parlando - grazie alle strutture elvetiche. Cologna, ex calciatore con un passato anche di appassionato di mountain-bike ha messo il turbo nel finale, dopo il dodicesimo chilometro recuperando allazzurro quasi 20 secondi. Per Piller Cottrer, 35 anni lo scorso anno, questo è la prima medaglia dargento olimpica in una gara individuale, mentre nella staffetta Piller ha già in bacheca, oltre al bronzo nellinseguimento e alloro nella staffetta di Torino 2006, un altro argento - sempre in staffetta - di quattro anni più «vecchio».
Per questa medaglia olimpica numero quattro, Piller si era preparato alla perfezione: «Ci penso da cinque anni, da quando nel 2005 ho conquistato loro iridato ad Oberstodorf in questa stessa gara».
Nella 15 km non puoi fare calcoli, devi solo spingere, ma Piller sa ormai come si fa; la sua progressione è stata impressionante, solido, costante fino ad oltre i 12 km. Allarrivo, lacrime di gioia e fatica: «È andata bene. Cera chi mi consolava per il secondo posto, ma per me questo argento è un successo. Essere battuto da uno come Cologna non è una sconfitta- la conclusione -. Sì, sono come un vino rosso, più invecchio e più divento buono. Diciamo un Amarone... Sono strafelice e penso alla gioia della mia famiglia».
Al villaggio olimpico litigava con la connessone internet per chattare con la moglie Francesca e i suoi bimbi Fabio e Marta, ma non aveva perso la calma. Le condizioni di gara, quello sì, lo impensierivano. Temeva che gli altri facessero la gara su di lui e di non avere riferimenti, temeva questa neve che ha affrontato con rispetto ed intelligenza, ma poi le voci nel bosco gli gridavano di andare, che la medaglia era lì, bastava scegliere il colore. È questa di Piller è un argento vivo. Con una sfumatura in più: quella di aver seminato la Scandinavia, fuori dal podio. Non un norvegese nei primi 18. Fuori dai giochi i protagonisti annunciati di questa gara.
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