Catricalà: "No al tetto sugli spot" Gasparri: "Ritirare il ddl-vendetta"

Il Garante boccia ancora il decreto Gentiloni: "Il limite per la raccolta pubblicitaria sarebbe un freno alla crescita delle aziende". L'ex ministro delle Comunicazioni attacca: "Stroncato il tentativo di vendetta dell'Unione. La legge è da rifare"

Catricalà: "No al tetto sugli spot" 
Gasparri: "Ritirare il ddl-vendetta"

Roma - Giudizio in chiaroscuro del Garante. Il disegno di legge Gentiloni per il riordino del sistema televisivo «presenta molte luci e alcune ombre» secondo Antonio Catricalà. Fra le prime il presidente dell'Antitrust pone l'accelerazione del passaggio al digitale, la rispondenza alla giurisprudenza della corte costituzionale sul pluralismo e alle censure della commissione europea, nonché «all'esigenza di dare certezza e imparzialità alla rilevazione degli ascolti». Altro punto a favore del provvedimento, ha detto Catricalà in audizione davanti alle commissioni cultura e trasporti della camera, è la promozione di «nuove modalità trasmissive come la internet-tv su banda larga». Dal punto di vista di efficienza del mercato, il presidente dell'antitrust vede due ombre: il tetto pubblicitario del 45% e la definizione per legge della posizione dominante.

Limite pubblicità No al tetto del 45% sulla raccolta pubblicitaria, che anche se intende tutelare concorrenza e pluralismo. Il presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà è tornato questa mattina sulle norme contenute nel ddl Gentiloni per la riforma del sistema radio-televisivo. Per il Garante il tetto agli incassi pubblicitari di fatto pone «limiti alla crescita delle imprese», rischiando di non ottenere gli effetti desiderati e di essere «un freno alle potenzialità di sviluppo degli operatori». Meglio allora il meccanismo della legge Maccanico il cui tetto era più basso (30%) ma la base di calcolo era più ampia: comprendeva «pubblicità, canone della Rai, convenzioni e abbonamenti pay-tv. Ma soprattutto era fatto salvo lo sviluppo interno delle aziende». Così si è espresso il presidente dell'Antitrust nell'audizione davanti alle commissioni Trasporti e Cultura della Camera.

Pluralismo e sistema attuale «Si rileva che la tutela del pluralismo e dei diritti e dei valori che questo disegno di legge presuppone, possa non coincidere del tutto con la tutela dell'efficiente funzionamento del sistema di mercato». Spiega il presidente che «se indubbiamente nell'industria della comunicazione tv vi è una connessione virtuosa tra un corretto funzionamento del mercato e la garanzia del pluralismo delle idee, nondimeno quest'ultima potrebbe richiedere, come di fatto storicamente ha richiesto, interventi regolatori assai ben più penetranti ed incisivi di quelli volti semplicemente a garantire l'efficiente funzionamento del sistema economico».

Posizione dominante La definizione per legge della posizione dominante «non è opportuna» dal punto di vista di efficienza del mercato. L'individuazione delle imprese in posizione dominante a fini antitrust è infatti «un giudizio caso per caso, che spetta all'Autorità compiere sulla base della valutazione di tutte le condizioni di mercato e non solo delle quote detenute dalle imprese». È quanto sostiene Antonio Catricalà, presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato nella relazione preparata per l'audizione di questa mattina.

Bondi: rischio regime Il governo Prodi intende asservire le Autorità di garanzia. La denuncia è del coordinatore nazionale di Forza Italia Sandro Bondi, convinto che sia in preparazione un vero regime antidemocratico.

"Le intenzioni del presidente del Consiglio, rivelate oggi dal quotidiano oggi dal quotidiano La Repubblica di voler azzerare e cambiare i componenti di tutte le autorità di garanzia dopo le dichiarazioni del presidente dell'Antitrust, professor Antonio Catricalà, lette unitamente agli attacchi rivolti da numerosi esponenti del governo allo stesso presidente Catricalà - afferma Bondi - contengono una carica di intimidazione di una gravità senza precedenti. Di questo passo non passerà molto tempo prima di ritrovarci nel pieno di un vero e proprio regime antidemocratico".

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